Sgominata dai carabinieri la banda rom dedita alle estorsioni su connazionali
Per convincere i connazionali a pagare loro il pizzo non si facevano problemi a intimidirli con incendi, danneggiamenti, mostrandosi con armi anche via social. E non aveva importanza che le vittime, tutti di etnia Rom come la banda, vivessero in Romania (dove avevano la loro base, o in Italia o altrove: riuscivano a raggiungerli ovunque. Il bassanese, in questo senso, ancora nel 2018 era stato il teatro delle loro scorribande.
Ora però, grazie a un’importante operazione dei carabinieri di Bassano – sotto la guida del maggiore Filippo Alessandro – questa efferata banda, che aveva la sua base nella cittadina romena di Lugoj (45 mila abitanti, 70 chilometri a est di Timisoara) è stata assicurata alla giustizia e dovrà rispondere dell’accusa di associazione a delinquere.
Nove gli arresti per quella che è stata denominata “operazione Far (W)est“. A finire in carcere, nel blitz messo in atto dai carabinieri della stazione di Rosà insieme ai colleghi del nucleo operativo dei di Bassano – su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza – sono stati Alexandru Sain (detto “Guntu”), Ionel Ciurariu (alias “Pipi Lugoj”) e Bratian Varga (“Bretian Cirpaci”). Arresti domiciliari invece per Tiberius Rostas (alias “Tibi Darynca”), Adam Neda (“Baron Cosmin”), Stefan Bot (“Momi Bot”), Ionel Ciurariu (“Zoran Zis Zoran”), Brainar Sain (“Beni”), Serban Dorin Ciurar (detto “Sebi)”.
Tutti gli arrestati sono di etnia Rom, appartenenti a diverse famiglie provenienti dalla città rumena di Lugoj e con dimora sia in Italia (in particolare Rosà e Ravenna) che all’estero. La banda era fondata su un vincolo familiare e su una sorta di gerarchia e venerazione verso i “capi” del gruppo, finalizzata a mantenere – tramite una capillare organizzazione operativa anche all’estero – un ruolo di supremazia nella città rumena di Lugoj e ad estendersi nei diversi Stati europei in cui si erano trasferiti i concittadini di etnia Rom, avvalendosi di un numero considerevole di adepti e fondando la propria azione su intimidazioni, violenze ed estorsioni di denaro. Ai nove è infatti contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, in particolare estorsioni, minacce, sia tentati che consumati, con vittime loro connazionali.
Le misure cautelari sono state eseguite all’alba di ieri a Bassano, Marmirolo (Mantova) e Ravenna. L’indagine, coordinata dalla Procura di Vicenza, ha preso le mosse da numerose denunce presentate da una famiglia di etnia rom (la composita famiglia famiglia Caldaras/Popescu, vittima ) residente nel territorio vicentino, a partire dalle quali i militari dell’Arma hanno potuto accertare il metodo estorsivo messo in atto dal gruppo criminale, messo in atto peraltro nei confronti di molti connazionali, residenti in Italia che all’estero, dai quali ottenevano il pagamento di somme di denaro per consentire loro di permanere – senza ritorsioni – nei territori nei quali si erano stabiliti.
I metodi per estorcere denaro erano particolarmente pesanti e prevedevano anche l’ostentazione di armi e munizioni e prevedevano l’uso di social network, visibili dall’intera comunità. Il tutto finalizzato a farsi corrispondere quello che gli inquirenti hanno definito un vero e proprio “pizzo”. Il sistema prevedeva ovviamente anche punizioni per chi si ribellava, come azioni incendiarie e danneggiamenti.
A capo del clan criminale c’era Ionel Ciurariu, conosciuto come “Pipi Lugoj”, mentre altri ruoli di rilievo erano in capo ad Alexandru Sain e Bratian Varga, presenti ed attivi in tutti i momenti più rilevanti delle azioni della banda ed esecutori materiali delle estorsioni. L’ ordinanza cautelare ha interessato anche altre persone di etnia rom le cui ricerche, anche in ambito internazionale, sono in corso di svolgimento.