Test rapidi e team Ulss nelle case di riposo per contrastare l’espandersi dell’epidemia
Sono quattro le case di riposo per anziani che preoccupano di più in questo momento nell’Alto Vicentino, il Bassanese e l’Altopiano di Asiago: la “San Giuseppe” di Pedemonte (dove ci sarebbero stati almeno otto morti a causa del virus), quella di Asiago, la residenza Madonnina a Bassano e il Centro Anziani Villa Aldina di Rossano Veneto. Queste son quelle che il commissario dell’Ulss 7 Pedemontana Bortolo Simoni definisce senza giri di parole “bordeline”.
Il via ai test rapidi
Fra venerdì e sabato nel territorio dell’Ulss 7 è iniziato uno screening proprio nelle case di riposo, utilizzando – per la prima volta – il test rapido che analizza due gocce di sangue con un reagente e un piccolo attrezzo che in gergo viene chiamato “saponetta”. “Formiamo gli infermieri professionali delle strutture in dieci minuti – spiega Simoni – e lo eseguono loro. La risposta arriva nel giro di mezz’ora: se un caso è positivo o dubbio si passa al tampone, che ci darà una risposta nel giro di cinque giorni. Gli ospiti asintomatici o fauci sintomatici rimangono nella struttura, gli altri vengono portati altrove”. I primi 400 test rapidi fra ospiti e operatori saranno effettuati fra sabato e domenica in case di riposo individuate venerdì nel corso di una videoconferenza fra direzione Ulss e direttori delle stesse strutture, partendo da quelle dove non son ancora registrati casi di positività: Casa Betania a Bassano, centro servizi residenziali Villa Serena di Solagna, il centro servizi di Arsiero e quello di Valli del Pasubio. I dati raccolti con questi testi in auto somministrazione verranno poi caricati in laboratorio e sul sito aziendale; già lunedì ci saranno i primi feedback.
“Dalla gestione sporadica dei primi focolai a Rossano, Bassano, Pedemonte e Arsiero – spiega Simoni – siamo passati a una fase in cui il virus ha oggi aumentato la sua circolazione nelle case di riposo. A venerdì avevamo già stati fatti i tamponi a 784 operatori e 310 ospiti“. Nel corso della videoconferenza di venerdì con tutti i direttori delle strutture che ospitano anziani si è fatto il punto anche sulla fornitura di dispositivi di protezione (si è già arrivati alla terza): mascherine chirurgiche e Ffp2 dove ci sono focolai importanti, nonché camici calzari occhiali e guanti arrivati dall’Azienda Zero e destinati anche ai medici di famiglia che operano nelle case di riposo.
Per monitorare le strutture più a rischio sono poi stati creati nell’Ulss due team (uno per Distretto) di tre persone ciascuno – composti da un igienista, un medico e un infermiere: gireranno per le case di riposo per una valutazione del rischio sia riguardo agli ospiti, che il personale che la dotazione logistica. Sarà più di una ispezione, spiega Simoni: “saranno un aiuto, un affiancamento e supporto. La situazione infatti sulle case di riposo del territorio è molto diversa: si va da strutture non toccate a strutture con pochi casi positivi, fino a strutture borderline”.
Si prosegue intanto anche con i tamponi: “I dipendenti che non avevano mai fatto un tampone – spiega Simoni – lo faranno tutti. A venerdì scorso quelli effettuati sono 1987, ossia il 52-53% dei dipendenti; di questi, 163 sono risultati positivi, ossia l’8%. La settimana prossima partiremo anche con i tamponi rapidi anche per i medici di medicina generale e quelli di continuità assistenziale e saranno avviate cinque Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) che, composte da medico e infermiere, andranno a domicilio sia per fare i tamponi che per somministrare farmaci, in particolare l’idrossiclorochina”.
I posti letto
“Il sistema nell’Ulss 7 sta tenendo – afferma Bortolo Simoni – e rispetto l’algoritmo di crescita dei casi previsto della Regione la pressione in questi ultimi giorni si è ridotta. Stiamo tenendo con i letti che avevamo previsto prima dell’epidemia”. In terapia intensiva all’ospedale di Santorso, punto di riferimento provinciale per questa emergenza, i posti letto già presenti erano 20 e oggi sono 15 le persone ricoverate. “Al momento non siamo dovuti ricorrere ai 28 nuovi posti letto, già disponibili, per pazienti gravi, che portano il totale a 48. E possiamo comunque estenderci fino a 67” spiega Simoni. “Ora – aggiunge – abbiamo disponibili i primi 10 dei 20 posti di terapia semi intensiva previsti: sposteremo lì i pazienti delle cinque aree covid che necessitano di maggiori cure. I reparti covid di Santorso hanno al momento una capacità di 150 posti letto, allargabile eventualmente a 300”. I numeri si sono stabilizzati da alcuni giorni: a domenica sera 6 aprile, i ricoverati sono 113 a Santorso (di questi 13 in terapia intensiva), 10 a Bassano (dei quali 6 in terapia intensiva e 4 in semi intensiva), 1 ad Asiago e 9 nell’ospedale di comunità di Marostica.
La ricerca
Mancano i dai sui decessi nelle case di riposo del territorio dell’Ulss 7: “Sono decessi rilevati attraverso le schede Istat – spiega Simoni – e questo dato non è a nostra disposizione in questo momento”. In generale, rispetto alle strutture sanitarie, dal 12 marzo le morti Covid-19 correlate nell’Ulss Pedemontana sono 42: 19 all’ospedale di Santorso, 12 al San Bassiano, 9 ad Asiago e 2 a Marostica. I maschi sono il 56%, le femmine il 44%, l’età media è di 84 anni.
Sulla mortalità, il commissario dell’Ulss Pedemontana ha dato un incarico a un esperto di effettuare un confronto con la mortalità degli anni passati, prendendo in considerazione gli ultimi cinque anni nel periodo gennaio-marzo: “In sintesi – spiega Simoni – il risultato è che non si evidenzia un aumento significativo dei decessi prendendo in considerazione tutte le cause di morte. Questa indagine però non tiene conto dei ritardi di registrazione di 7-10 giorni e credo che se prendessimo in considerazione la fascia d’età degli ultra settantacinquenni, qualche decesso in più sicuramente lo troveremmo.
Il laboratorio di analisi
Infine, per quel che riguarda i laboratori di analisi dell’Ulss Pedemontana, per processare i tamponi e averne gli esiti, Simoni ricorda che da una dozzina di giorni è operativo quello dell’ospedale di Bassano, con una media di 200 esami al giorno, mentre quello di Santorso, attivo da qualche giorno, ne processa 300-350 al giorno, portando così il totale a 500. “Abbiamo inoltre una macchina di diafaresi che processa 8 esami in contemporanea e che lavora 12 ore al giorno analizzando i dati dei pronto soccorso di Santorso e Bassano e gli esami di positività relativi ai ricoverati”.