Inquinamento falde ex galvanica, stanziati altri 575 mila euro. “Si paga il conto del passato”
Uno stanziamento speciale di 575 mila euro, destinato dalla Regione Veneto a una serie di interventi di contrasto all’inquinamento delle falde acquifere del sottosuolo, arriva a Tezze sul Brenta. In sé una buona notizia quella del contributo pubblico per la messa in sicurezza di una “falla” ambientale determinata, secondo le opposizioni consiliari che si espresse oggi sul delicato tema, dagli “errori del passato“. I residui di cromo esavalente, riscontrarti su un’area di 2.500 mq, erano penetrati nel suolo e avevano contaminato le risorse idriche sottostanti. Se ne parla dal 1982 a livello giudiziario, con coinvolti sindaci e imprenditori, ma i danni risalgono a molto prima ancora.
A commentare la notizia dell’approvazione di oltre mezzo milione di euro per costruire una barriera idraulica e un sistema di filtrazione delle resine, sono Chiara Luisetto e Andrea Zanoni (entrambi esponenti del Pd), che evidenziano gli antefatti più che “lodare” il fondo rilasciato come “antidoto” somministrato a posteriori. Dito puntato contro le imprese che negli anni hanno sversato liquidi e materiali nocivi al suolo e, chiaramente, anche contro chi doveva vigilarne la condotta e non avrebbe adempiuto a questo obbligo.
A pagare il conto, in pratica, secondo i due consiglieri dovrebbero essere le aziende a suo tempo coinvolte e non la collettività, qui rappresentata dall’ente territoriale veneto. Una storia che si protrae da almeno 15 anni dopo le dismissioni di un’ex area galvanica (la Galvanica Pm, prima ancora parte di Tricom Spa), in via Tre case, in prossimità della roggia “Brotta”. Già nel 2012 un contributo straordinario di 800 mila euro. Straordinario allora, speciale oggi. Andando più indietro negli anni, nel 2006 ci fu una sentenza di condanna per avvelenamento colposo plurimo a Paolo Zampierin, “sanati” dall’indulto. Sarebbero una quindicina le morti sospette correlate (fino al 2006) all’ex galvanica di dipendenti malati di tumore, secondo le cronache dell’epoca.
“E’ una vicenda dolorosa ed emblematica quella di Tezze sul Brenta – spiegano in una nota a duplice firma inoltrata stamattina alla stampa veneta -. Dopo decenni si continua a pagare per rimediare ai danni del passato.Quella dell’inquinamento da cromo esavalente della falda acquifera rappresenta tutto ciò che le istituzioni e la politica devono scongiurare. Una vicenda per la quale, a distanza di decenni, ci si ritrova a pagare ancora il conto”. Il contributo sarà destinato al Comune di Tezze sul Brenta, ricavato ‘Piano di riparto delle risorse finanziarie residue rese disponibili a valere sui finanziamenti della Legge Speciale per Venezia’.
“Questo ennesimo stanziamento – si prosegue nel testo -, necessario ed importante per il comune di Tezze e per i suoi cittadini, destinato alla messa in sicurezza della falda attraverso il potenziamento della barriera idraulica e un sistema di filtrazione a resine, deve far riflettere sullo spreco determinato dagli errori del passato. La verità è che per troppi anni imprese come quelle che hanno sversato illegalmente gli inquinanti nocivi sono state lasciate libere di inquinare suolo e falde acquifere impunemente“.
Andrea Zanoni, spesso in prima linea su temi analoghi, ricorda che “già come eurodeputato sono intervenuto più volte presso il Commissario europeo all’ambiente, il quale in risposta alle mie interrogazioni affermava che le aziende europee colpevoli di aver inquinato devono essere costrette a pagare per intero i loro danni ambientali. Invece, con questo atto, chi continua a pagare sono i contribuenti“.