Tre asinelle malmenate nel tentativo di rubarle al proprietario, ma si mettono in salvo da sole
Ancora una volta sono sane e salve e soprattutto rimaste nel loro habitat le tre asinelle ormai divenute celebri di Contrà Soarda, i cui nomi sono Ladrina, Juventina e Natalina, di proprietà di Marino Colzato. Un personaggio molto conosciuto da queste parti intorno a San Michele di Bassano del Grappa, del quale è arcinoto l’amore per i suoi animali. Tanto che, da qualche giorno, per proteggere le sue bestie, ha deciso di trascorrere la notte in contrada per dormire al loro fianco. Come sentinella.
Nei giorni scorsi qualche sconosciuto si è introdotto nel recinto che si trova nel bosco di bassa montagna, dove l’uomo possiede un appezzamento di terra e bosco, cercando di metterle “al guinzaglio” e portarle via. E non si tratta del primo episodio simile, ma almeno del secondo come lo stesso Colzato ha raccontato ai microfoni di una tv locale. L’uomo è deciso a cogliere i ladri sul fatto, e non certo per riservare loro una calorosa accoglienza.
Le tre “sorelle” dai nomi bizzarri, probabilmente in preda al panico, sarebbero riuscite a divincolarsi scappando tra gli alberi e, quindi, scombinare del tutto i piani furtivi dei malintenzionati. Più di uno, probabilmente. Le tre asine adulte erano talmente atterrite che perfino con il loro “papà” è stata un’impresa recuperarle nel bosco e riconquistare quella confidenza costruita nel tempo a suon di carezze e cure. L’esatto inverso rispetto alle più che probabili percosse ricevute nel tentativo di portarle via, come assicura l’allevatore.
Pare che per il tentato furto fossero state utilizzate delle camere d’aria in gomma di ruote, utilizzate come artigianali collari, per fortuna senza esito. Il proprietario del terreno, dopo aver avuto la certezza dell’intrusione di ignoti, stavolta ha presentato denuncia: si è recato al Commissariato di polizia di Bassano e ha firmato la querele contro ignoti, attivando così le indagini. I militari sono saliti ai confini tra Marostica e Bassano per le prime verifiche: non sarà facile individuare i malfattori, tornati a casa con le pive nel sacco, ma è certo che se ci riproveranno a sferrare loro magari calci come “un mulo” non saranno solo gli animali, ma anche il loro padrone.