Un Ginkgo in ricordo di Matteo. Un anno dopo indagine ancora aperta per il suicidio “on line” dello studente bassanese

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Una cerimonia semplice e toccante – con l’impianto di un albero di Ginkgo Biloba nel parchetto del quartiere Santa Croce e la lettura di una lettera scritta dalla mamma – ha ricordato ieri a Bassano del Grappa Matteo Cecconi, il brillante studente dell’Istituto Tecnico Industriale Fermi morto il 26 aprile 2021 fa mentre era collegato a un forum in rete che istiga al suicidio. Un anniversario che – per un gioco tragico della sorte – ha coinciso con il ritrovamento nelle acque del fiume Brenta a Padova del corpo del quindicenne Ahmed Jouider, scomparso da giovedì scorso e per la cui morte è aperta un’indagine per istigazione al suicidio. Due storie molto diverse, quelle di Matteo e Ahmed, ma entrambe unite da una sensibilità (e profondità) adolescenziale che ha portato a risvolti drammatici.

Dopo una giornata passata al mare di Caorle, luogo di ricordi felici della famiglia, il padre di Matteo, Alessandro Cecconi, la madre Antonella hanno piantato il germoglio di Gimkgo “per dare forma all’idea” del brillante studente bassanese (come spiegano i genitori stessi), alla presenza di alcune decine di amici e conoscenti.
“Ciò a cui tendevi, la bramosia di capire il ‘non capibile’, il tormento di non sapere, – scrive nella lettera la madre di Matteo – ti hanno portato ad essere più veloce di tutti noi, cogliendo una risposta che non ammetteva repliche. Hai guardato dentro il nero abisso e con coraggio estremo ti ci sei buttato. Sei stato una meteora Matteo. Sei stato intenso, profondo, unico, fuori dai comuni contesti, costantemente rivolto alla ricerca di ciò che era fuori di te, sei stato un essere speciale”.

“Quando si perde un figlio – aveva scritto il padre Alessandro due giorni fa su Facebook -, credo indipendentemente dal modo, si perde il senso di quello che si è, di quello che si è fatto e soprattutto di quello che verrà. La vita prosegue senza qualcuno con cui avresti voluto condividere il futuro. La perdita di un figlio, interrompe la naturale evoluzione di una famiglia, la ferisce irrimediabilmente. C’è chi chiama chi rimane ‘sopravvissuti’. Termine che sembra improprio, riferito solo a chi ha corso un grave pericolo. Ed invece è il nome di chi è rimasto in vita dopo la morte di chi si ama. Di chi vorrebbe sostituirsi all’amore perduto o forse solo raggiungerlo”.

Matteo Cecconi in una foto felice col padre Alessandro

Ascolta “Suicidio di Matteo Cecconi, il padre: “Basta anonimato in rete, vietare la vendita on line della sostanza che l’ha ucciso”” su Spreaker.
L’indagine
Ad un anno da quella tragica mattina, l’inchiesta sulla morte di Matteo Cecconi è ancora ferma alle indagini preliminari, “ma è positivo che il pm sia in contatto con la Procura di Roma che sta indagando su un caso analogo” spiega Alessandro Cecconi. Quella mattina del 26 aprile di un anno fa lo studente bassanese in una pausa delle lezioni in didattica a distanza assunse prima un farmaco per il mal di stomaco e quindi – seguendo pedissequamente le dettagliate istruzioni trovate in un sito e accompagnato “in diretta” nel forum da almeno otto persone – assunse il conservante comprato on line, provocandosi la morte. Lo trovò senza vita il padre al rientro dal lavoro, a terra nella sua camera. Nei giorni seguenti i genitori trovarono sul suo computer un diario di quattro mesi dal quale emergeva una sofferenza interiore, favorita forse da letture di filosofi di cui Matteo era appassionato.

Ora la famiglia, insieme ad altre famiglie italiane che hanno vissuto la stessa esperienza e in rete con genitori di altri paesi, stanno lottando perché la sostanza che ha provocato la morte dei loro ragazzi (ora di libera vendita) venga venduta solo agli operatori professionali e soprattutto il sito – ora oscurato in alcuni paesi – venga definitivamente chiuso in tutto il mondo. In Italia a spegnerlo ci ha pensato la Procura di Roma, ma è ancora raggiungibile raggirando il divieto.