Atto intimidatorio contro una troupe Rai che documentava un caso di inquinamento
Tagliate le ruote dell’auto di una troupe della Rai del Veneto che, questa mattina, stava svolgendo un servizio a Rosà, in provincia di Vicenza. Il giornalista Matteo Mohorovicich e un operatore stavano documentando, assieme ad alcuni componenti di un comitato cittadino, l’inquinamento da idrocarburi e cromo esavalente in un ruscello.
Il giornalista e l’operatore hanno ripreso l’area e il torrente Lacis, in via dei Prati, e al rientro, un quarto d’ora dopo, hanno trovato la vettura di servizio con le quattro gomme tagliate. Il fatto è stato denunciato ai carabinieri. Sulla vicenda il Comitato di redazione della Testata Giornalista Regionale Veneto, l’Usigrai e il Sindacato Giornalisti del Veneto hanno diffuso una nota nella quale si sottolinea che “gli atti di vandalismo e le intimidazioni non fermeranno il diritto di cronaca”. Di intesa con la Federazione Nazionale della Stampa “esprimono assoluta vicinanza ai colleghi della troupe Rai, ai quali sono state tagliate le gomme della macchina, mentre erano al lavoro per un servizio a Rosà in provincia di Vicenza. Nello specifico, i colleghi si stavano occupando di vicende legate alla tutela dell’ambiente, con l’obiettivo di garantire il diritto di tutti i cittadini di essere informati”.
Da Roma arriva anche la presa di posizione dei vertici della Rai, che considerano il fatto “un atto intimidatorio gravissimo, inaccettabile e intollerabile”.
“Un atto intimidatorio vile e ignobile da condannare senza se e senza ma”: anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha porta la propria solidarietà al giornalista del Tgr veneta Matteo Mohorovicich e all’operatore, bersaglio dell’atto vandalico. “Le mani che questa mattina hanno tagliato le ruote dell’auto della troupe della Rai del Veneto rispondono ad un codice di intimidazione malavitosa che infanga i principi basilari della nostra convivenza. A nome di tutti i veneti esprimo vicinanza ai giornalisti e agli operatori della Rai e pieno riconoscimento per il loro lavoro, volto a garantire a istituzioni e cittadini il diritto-dovere di informare e di essere informati”. “Mi auguro che sia fatta luce al più presto sulla matrice e sui responsabili di questo atto inqualificabile – conclude il governatore del Veneto – e che la giustizia faccia celermente il proprio corso”.
L’inquinamento riguarda un’area compresa fra due ex cave – Poiana e Castellan – ed è già stato documentato da Marina Lecis, esperta che è anche consulente ambientale del Tribunale di Padova e incaricata dal Comitato di effettuare analisi sul sito. I dati sull’inquinamento sono stati resi noti proprio giovedì scorso nel corso di un affollato incontro con la cittadinanza. Il comitato era nato per contrastare la scelta della multiutility Etra di realizzare sul quel terreno un nuovo centro per le manutenzioni idriche e magazzino, ma i dati raccolti dall’esperta parlano chiaro: nel terreno della roggia fra due cave vi sono idrocarburi pesanti 10 volte sopra i limiti di legge, metalli pesanti e persino tracce di cromo esavalente. I resti di rifiuti industriali ed urbani abbandonati, contenitori di solvente, copertoni, materiale plastico e scarti di cantiere avevano già indotto a metà marzo l’avvocato padovano Giorgio Destro, legale di fiducia del «Comitato salvaguardia ambiente e salute Rosà» a presentare un esposto in procura.
I numeri presentati giovedì dalla Lecis parlano chiaro: gli idrocarburi pesanti sono presenti in 500 mg/kg con un limite di 50, lo zinco non si ferma ai 150 mg/kg ma arriva a 175. Rilevate anche presenze di piombo, cobalto, arsenico e, in traccia, di cromo esavalente. “Ciò che mi preoccupa è la diffusione attraverso l’acqua – aveva detto l’esperta – e ora attendiamo le analisi sui piezometri in falda”. Il comitato aveva anche presentato una diffida al sindaco, chiedendo lumi in merito ad una “possibile situazione di grave inquinamento dell’area afferente al sito“.