Arte e dintorni – L’Infernus di Frigo celebra Dante in Basilica, fra new pop e manga
In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Sommo Poeta, il Comune di Vicenza ha allestito la mostra “Infernus” portando alla ribalta un giovane artista vicentino visionario. Si snoda tra riferimenti New pop e manga in un immersivo horror vacui l’interpretazione dell’Inferno di Dante ideata da Leonardo Frigo, giovane asiaghese di nascita e lodinese d’adozione.
Un’esposizione originale che trae forza e suggestione anche dalla collocazione nel salone della Basilica palladiana, uno spazio che si espande davanti ai nostri occhi con magnificenza e sobrietà.
“Ho voluto riunire in un’opera d’arte le mie passioni: la musica, la poesia e Dante” dichiara Frigo, che ha svolto un lavoro meticoloso, durato cinque anni, un lavoro in cui ha coniugato i principi dell’arte liutaia antica con la moderna tecnica decorativa. Con passione metodica ha dato vita a questo corpus di 33 violini e un violoncello, tutti decorati con una miscela d’inchiostro a china di sua invenzione, come illustra il video in mostra. “L’Inferno di Dante è stato per me fonte di ispirazione sin da quando ero bambino – commenta Frigo – e posso dire che mi ha insegnato a immaginare e sognare”.
Come molti altri artisti prima di lui – impossibile non citare Alberto Martini per evidente continuità – Frigo si è lasciato guidare dalle suggestioni del testo dantesco per tradurre in immagini la prima cantica della Divina Commedia. Ogni violino illustrato un canto, il cui numero sulla “fascia a C” dello strumento. Scegliendo queste superfici polilobate, Frigo si è costretto a una sintesi narrativa da graphic novel, e ha vestito di suggestioni dark i personaggi danteschi, spesso disegnati come manichini di dechirichiana memoria, che si muovono realmente in una selva oscura di tratteggi pulsanti. Il paragone con lo Zentangle (groviglio zen, un disegno ossessivo che diventa una forma di meditazione per chi lo esegue), è immediato. Il primo violoncello illustra la struttura dei tre regni con un’insolita chiarezza e linearità, contrapposto al vorticare delle immagini degli altri 33 violini.
L’Inferno, grazie al fascino del peccato e della trasgressione, seduce proprio per la descrizione fantastica dei mostri che sono collocati in uno spazio sospeso e ossessivo. Citiamo a titolo di esempio la figura di Medusa nel canto IX, la torma dei diavoli che assediano Castel Sant’Angelo nel XVIII canto, e, alla fine del percorso, Lucifero, il Signore del Male, ad ali spiegate. Lo sfondo delle scene, composto da tratteggi ritmici che frammentano le dimensioni, è popolato di scudi araldici, gigli fiorentini, mostri mitologici, animali fantastici oppure domestici, e un’infinità di insetti: corpi e cose che stentano a trovare spazio nel groviglio tormentato dei segni e della vegetazione. Complessa la stratificazione dei riferimenti dal punto di vista stilistico: se chiara è la citazione dal linguaggio dei graffiti, è anche contigua alla tattoo art e alla Street art più minimale. Il racconto del poema più classico con uno stile così anticlassico e su un supporto non convenzionale rende l’opera di Frigo una rivisitazione bizzarra degli “artificialia” cinquecenteschi custoditi nelle “Wunderkammer”, le camere delle meraviglie dei collezionisti più raffinati. Un linguaggio colto che attrae anche giovani e adolescenti per immediatezza e modernità.
Dopo una prima esposizione in forma ridotta di solo 11 pezzi al Royal Institution of Great Britain a Londra, l’intero corpus di opere è ora esposto in Basilica Palladiana per la prima volta, e successivamente, partirà per un tour internazionale (emergenza sanitaria permettendo). L’esposizione è organizzata da Tecnè srl e curata dal critico d’arte Gianfranco Ferlisi.
Aperta a giugno 2021, la mostra è stata prorogata fino al 19 settembre.
Info: infernus2021.com
Orario di apertura: da martedì a domenica, dalle ore 10 alle 18
Biglietto d’ingresso: 5 euro intero, 2 euro ridotto