CineMachine | Frankenstein
REGIA: James Whale ● CAST: Colin Clive, Mae Clarke, John Boles, Boris Karloff, Edward Van Sloan, Frederick Kerr, Dwight Frye, Lionel Belmore, Marilyn Harris, Michael Mark, Ted Billings, Mae Bruce, Jack Curtis, Arletta Duncan, William Dyer, Francis Ford, Soledad Jiménez, Carmencita Johnson, Sessel Anne Johnson, Margaret Mann, Pauline Moore, Inez Palange, Paul Panzer, Cecilia Parker, Rose Plumer, Cecil Reynolds, Ellinor Vanderveer ● GENERE: horror, fantascienza, drammatico ● DURATA: 71 minuti ● DATA DI USCITA: 16 settembre 1932 (Italia)
Frankenstein del 1931 per la regia di James Whale.
Storia: Il dott. Henry Frankenstein (Colin Clive) si è barricato nell’antico castello di famiglia per lavorare ad un esperimento molto importante. I suoi amici e la sua fidanzata Elizabeth (Mae Clarke) sono molto preoccupati per lui, in quanto sono da mesi che Henry non si fa più vedere ne da notizie di se. Quando questi raggiungeranno il castello, accompagnati dal dott. Waldman (Edward Van Sloan), illustrissimo medico nonché mentore di Herny, scopriranno una verità raccapricciante che li farà inorridire e dubitare della sanità mentale del dott. Frankenstein.
Chi non conosce la storia del dott. Frankenstein e della sua creatura? Dal romanzo di Mary Shelley pubblicato nel 1818, molte pièce teatrali hanno tentato di tradurre per il grande pubblico la macabra storia elaborata da una giovanissima autrice che all’epoca in cui cominciò a stendere uno dei romanzi più importanti della storia aveva solo diciannove anni.
Siamo nel 1931. L’Universal aveva già fatto il suo salto di qualità con Dracula (1931) di Tod Browning, rendendo il genere horror un suo marchio di fabbrica. Da lì a poco il produttore Carl Laemmle Jr., figlio di Carl Laemmle, capo degli Universal Studios, affiderà al regista franco-americano Robert Florey la regia di Frankenstein, basato su un adattamento teatrale inedito del dramma di Peggy Webling ideato da John Balderston.
La storia viene rimaneggiata più e più volte, ma Florey si allontana troppo dallo spirito del romanzo e dello stesso adattamento a cui gli studios stavano lavorando. Viene dunque chiamato a dirigere il film James Whale, un regista britannico che il produttore definì “l’unico regista in grado di portare la Universal al livello della MGM, della Warner Bros e dei grandi nomi di Hollywood”.
Whale si mette subito al lavoro entrando in ogni aspetto della produzione. Di grande ispirazione per l’elaborazione dell’opera fu il capolavoro per eccellenza dell’espressionismo tedesco, Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Wiene. Sotto questo influsso, Whale spicca per la sua regia riempitiva, fatta di inquadrature per lo più fisse, sature di un bianco e nero eccezionale, con giochi di luce e di ombre incredibili ed inoltre caratterizzate da delle scenografie stupende in pieno stile gotico.
E che dire del mostro? Nei titoli di testa spicca tra tutti “The Monster” con affiancato un punto interrogativo che omette volutamente il nome dell’interprete, il grandissimo William Henry Pratt, conosciuto da tutti come Boris Karloff, al tempo agli esordi e diventato col tempo un’icona del cinema dell’orrore assieme a Bela Lugosi, Lon Chaney ed a molti altri.
Questa figura tanto spaventosa quanto drammatica è entrata a far parte della cultura di massa; anche senza averlo visto ognuno di noi riconosce il volto del mostro che da orrido spauracchio si trasforma in un personaggio struggente e compassionevole le cui colpe possono essere reputate accidentali o addirittura giustificate.
Frankenstein è un po’ la nostra storia, la storia dell’uomo. L’essere umano che fin dagli albori della sua civiltà gioca a voler essere come il Dio che lo ha creato attraverso un atto compositivo-creativo del suo medesimo essere che non è tanto la fisicità, ma la sua coscienza e la sua consapevolezza di esistere. Ciò che teme Henry Frankenstein non è tanto riuscire ad assemblare un corpo perfetto, quanto vincere la morte e quindi dare una nuova coscienza alla sua creatura. L’errore di Henry sta nel fatto di credere che ciò che ha creato in qualche modo gli appartenga o sia quanto meno controllabile, ma è quasi subito chiaro che non è così.
La creatura si ribella, non tanto perché sia in se stessa insita una qualche natura omicida o criminale, ma perché il mondo che la circonda gli è completamente ostile e lo rende un emarginato. Incredibilmente questa storia sarà anche quella che vivrà lo stesso regista, dichiarandosi omosessuale. Il primo caso nella storia di Hollywood.
Frankenstein di James Whale è la pietra angolare della Universal Monsters ed è senza alcuna ombra di dubbio il più importante film horror mai realizzato nella storia del cinema e non poteva non finire prima o poi in questa piccola rubrica.