CineMachine | I morti non muoiono

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REGIA: Jim Jarmusch ● CAST: Bill Murray, Adam Driver, Tom Waits, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Eszter Balint, Danny Glover, Maya Delmont, Taliyah Whitaker, Jahi Di’Allo Winston, Kevin McCormick, Sid O’Connell, Tilda Swinton, Caleb Landry Jones, RZA, Larry Fessenden, Rosie Perez, Jodie Markell, Carol Kane, Rosal Colon, Sara Driver, Iggy Pop, Selena Gomez, Austin Butler, Luka Sabbat, Sturgill Simpson, Charlotte Kemp Muhl, Alyssa Maria App, Monica Ayres, Carl Arcilesli, Lorenzo Beronilla, Justin Clarke, Mick Coleman, Joseph Davis, Tanya Garraghan, Lexa Hayes, David Hilfstein, Talia Khan, Anastasia Veronica Lee, Jonah Marshall, Julia Morrison, Deneane Niebergall, Oliver Patnode, Wayne Pyle, Willoughby Pyle, Thomas Racek, Jerry Schroader, Jude Selenis, Dorothea Swiac, Vinnie Velez, Sophia Menja, Weinman Willis Williams ● GENERE: commedia, horror ● DURATA: 103 minuti ● DATA DI USCITA: 13 giugno 2019 (Italia)

LA STRADA PER LA SOPRAVVIVENZA POTREBBE ESSERE SENZA USCITA

I morti non muoiono del 2019 per la regia di Jim Jarmusch.

Storia: La rottura dei poli ha causato uno spostamento dell’asse terrestre, alterando irrimediabilmente il moto di rotazione del pianeta. Nella tranquilla e sperduta cittadina di Centreville sono le 20:00 eppure il sole è ancora alto nel cielo. Il capo della polizia Cliff Robertson (Bill Murray) e il suo assistente Ronnie Peterson (Adam Driver) stanno tornando alla centrale, dopo aver indagato sul furto di un pollo, e l’indomani mattina vengono allertati per un duplice omicidio perpetrato nell’unica tavola calda della cittadina. Sembrerebbe trattarsi di zombie.    

Sulla melodia di The Dead Don’t Die di Sturgill Simpson, dal quale il film in originale prende in prestito il titolo, un’apocalisse zombie sta distruggendo il mondo. I morti tornano in vita e ritornano a camminare sulla terra. Ritornano anche a Centreville a movimentare non poco la vita mite di una comunità presa da un momento all’altro d’assedio.

La realtà che Jim Jarmusch racconta con un’ironia sottilissima, dove ci sono attori che hanno letto tutto il copione e che sanno che “qui va a finire male” ed altri che non sanno come andrà a finire perché hanno ricevuto solamente la loro parte, è una realtà triste, tediosa e squallida. Ma se guardiamo con più attenzione, potremmo ben capire che il mondo che Jarmusch descrive è il nostro.

Un mondo allo sfacelo, dove le calotte polari sono scomparse e dove tutto quello che c’era da esprimere è stato espresso. Un tempo dove le passioni sono diventate irrimediabilmente tristi, dove l’invenzione e la fantasia sono finite rinchiuse dentro delle gabbie d’acciaio e lucchettate alla nostra misera convinzione che il mondo non ci permetta più di sognare. Un mondo che può avere solo un’ultima cosa da dire: fine.  

Jim Jarmusch guarda al mondo e guarda l’uomo. Lo aveva già fatto con i suoi vampiri misantropi in Solo gli amanti sopravvivono (2013) e lo fa di nuovo, con un pizzico in più di ironia. Fatto sta che, alla somme delle ragioni, il regista non ha poi tutti i torti, in quanto la nostra società sta mutando, ma dove ci sta portando? Attraverso le nuove tecnologie, i social media, il lavoro, la politica, l’economia e tutto questo insieme di cose e di fattori che tutto sanno e nulla fanno, sostanzialmente.    

Siamo talmente tanto avulsi in questo sistema da dimenticarci spesso di dare valore alla nostra vita. Di fatto siamo già degli zombie. Siamo morti che camminano per le strade con il cellulare in mano. Siamo usciti dalle nostre tombe, che comunemente chiamiamo “casa” o “posto di lavoro”. Siamo cadaveri in putrefazione che camminano per le strade, sballottati a destra e a manca, senza mai una destinazione certa, senza una coscienza reale di quello che stiamo facendo o di quello che ci sta accadendo.

Jim Jarmusch insieme ad un cast stellare, con un divertentissimo Tom Waits, in una della sue parti più indie, Iggy Pop, RZA, Tilda Swinton, in una parte totalmente fuori dagli schemi, Steve Buscemi, Danny Glover, Selena Gomez e tanti altri ancora, è riuscito a farmi sorridere anche di fronte al disastro e per far ciò bisogna osare.

Il risultato è un film che diverte e intrattiene ed è riuscito a colpire perfettamente il bersaglio. Qualche errore nella sceneggiatura, forse troppi personaggi stipati in un tempo narrativo ristretto che si fa ancora più piccolo a causa di un ritmo abbastanza calzante in certi punti.

Detto questo, ci sono sicuramente alcune cose che sono state buttate un po’ a caso, ma la follia e l’ironia la fanno da padroni in un film che prende il genere e lo ribalta, restando però fermamente avvinghiato all’origine romeriana dello zombie. Il morto vivente può anche far ridere, ma porta comunque dentro di sé un messaggio sociale sempre molto forte.

Forse molti amanti del genere disprezzeranno questa pellicola, ma io comunque mi ci sono divertito un sacco e ho portato a casa qualcosa e dopo aver visto Bill Murray con una cartuccia in bocca e un fucile fra le mani, non potevo che andarmene a casa sorridendo, anche se alla fine è andata veramente a finire male un po’ per tutto e per tutti.