CineMachine | L’angelo del male – Brightburn
REGIA: David Yarovesky ● CAST: Jackson A. Dunn, Elizabeth Banks, David Denman, Meredith Hagner, Matt Jones, Jennifer Holland, Steve Agee, Becky Wahlstrom, Terence Rosemore, Stephen Blackehart, Annie Humphrey, Christian Finlayson, Emmie Hunter, Mike Dunston, Gregory Alan Williams, Elizabeth Becka, Michael Rooker ● GENERE: thriller, fantastico, horror, drammatico ● DURATA: 90 minuti ● DATA DI USCITA: 23 Maggio 2019 (Italia)
IL MALE HA TROVATO IL SUO SUPEREROE
L’angelo del male del 2019 per la regia di David Yarovesky.
Storia: Una notte, in una piccola cittadina del Kansas, quello che sembrerebbe essere un asteroide cade vicino alla casa di Tori e Kyle Breyer, una giovane coppia di sposi che da anni cerca disperatamente di avere un figlio. Nella zona dell’impatto, si scopre essere atterrata una navicella spaziale ed al suo interno i due trovano un neonato che decidono di tenere con sé e crescerlo come se fosse figlio loro. Il bambino diventa presto adolescente e sviluppa delle capacità fuori dall’ordinario, ma queste sue facoltà devieranno sempre più al servizio delle sue inclinazioni malefiche ed omicide.
Produce il mirabolante James Gunn, regista dei due capitoli dei Guardiani della Galassia, recentemente esposto sulla scena pubblica per il suo licenziamento voluto per lo più da casa Disney e il suo recente reintegro nella MCU per dirigere Guardiani della Galassia Vol. 3 che si pronostica uscirà nel 2020.
Di questo regista avevo già recensito, oltre ai due Guardiani della Galassia, anche Slither (2006) che, per chi non lo avesse ancora visto, consiglio caldamente di andarlo a recuperare.
Proprio da Slither, vediamo tornare una formidabile Elizabeth Banks nei panni della madre di Brandon e possiamo intravvedere nelle ultime scene finali il magnifico Michael Rooker interpretare uno youtuber intento ad informare il mondo sulle minacce tenute nascoste dal governo americano, tra cui spicca anche Bradon.
Brightburn – L’angelo del male scritto dal fratello e dal cugino di James Gunn, Brian e Mark Gunn e diretto da David Yarovesky è un film che, come deducibile dalla trama, si collega fortemente al personaggio di Superman, ma lo trasporta in una chiave decisamente più malefica, creando una buona base di partenza per un buon film horror che non farà certamente rizzare i peli delle braccia per l’originalità, ma riesce ad intrattenere e riesce ad essere cattivo sia con i personaggi che con il pubblico.
Di fatto questo è un film che non da grandi soddisfazioni. La regia non è per nulla ricercata, ma si limita a raccontare i fatti senza troppi fronzoli e soprattutto senza troppe sbavature. Di fatto il film dura relativamente poco, ma arriva dritto all’obiettivo che si era prefissato: raccontare la decadenza dei valori morali nella contemporaneità.
Le scene d’azione non hanno forse la potenza o la forza per far esaltare il grande pubblico, ma ciò che Brightburn (letteralmente “ustione luminosa”) vuole descrivere è come quei valori che tipicamente sono stati accreditati a dei supereroi, siano ormai crollati e sono gli stessi valori dell’uomo, come la giustizia, la verità, il bene del mio prossimo, che sembrano voler venir meno in questo film, ma forse perché, come purtroppo possiamo percepire, questi valori sono venuti realmente meno nella nostra quotidianità.
Non è il buono che, per qualche strano caso, diventa cattivo o si crede tale, ma è proprio un essere che noi sappiamo intrinseco di una grande positività, come lo era Superman, che si rivela fin dal principio malvagio ed egoista. Egli nasce con un principio di quella tipica genuinità infantile, ma come diceva Rousseau, pian piano che il bambino cresce comincia ad assorbire delle influenze che lo traviano.
Di fatto Brandon sembra subire un’influenza tanto esterna quanto terribile che lo rende un piccolo demonio sadico e malefico. Con i suoi poteri questo ragazzino potrebbe avere il mondo in palmo di mano, ma Brandon non si limita a conquistare o fare del male, gode di questa sua malignità, perché ha semplicemente intuito che nessuno lo può fermare e che lui è superiore. Da questa sua superiorità nasce la sua arroganza, la sua apatia verso quegli esseri inferiori che fino a cinque minuti prima erano i suoi genitori, e il profondo senso della sua malvagità.
Quindi quel modello di eroe è venuto meno e forse è questo che bisognerebbe far capire ai ragazzi. Ogni ragazzo vorrebbe essere un supereroe, ma il rischio sta proprio nel diventarlo. Ovvero, quando un ragazzo intuisce di avere un potere, come lo usa? La risposta che può dare un ragazzo non è poi tanto distante dalla risposta di un adulto. L’unica differenza è che l’adulto cela la vera risposta. La realtà è che spesso chi possiede un potere o lo usa nel modo sbagliato o lo usa per fare del male.
Già altri film avevano parlato di eroi negativi, ma qui abbiamo di fronte non un uomo, ma bensì un ragazzo che si ribella e uccide e questo è un profondo segnale di allarme.
Potrebbe essere un film da far vedere più ad un pubblico di genitori e mi immaginerei il panico che potrebbe provocare, tanto sarebbe surreale la situazione. Per di più è vero che i ragazzi e le famiglie sono attratti proprio dai film supereroistici, in quanto esprimono un ideale che però, il più delle volte, si porta più di stomaco che non di cuore.