CineMachine | L’uomo che uccise Don Chisciotte
REGIA: Terry Gilliam ● CAST: Adam Driver, Olga Kurylenko, Stellan Skarsgård, Joana Ribeiro, Jonathan Pryce, Rossy de Palma, Jordi Mollà, Sergi López, Paloma Bloyd, Lídia Franco, Bruno Schiappa ● GENERE: commedia, fantasy, avventura ● DURATA: 132 minuti ● DATA DI USCITA: 27 settembre 2018 (Italia)
L’uomo che uccise Don Chisciotte del 2018 per la regia di Terry Gilliam.
Storia: Un regista pubblicitario, ritenuto dai molti un genio del settore, sta attraversando un periodo difficile sia a livello lavorativo che personale. Il suo ultimo lavoro si sta svolgendo tra gli altopiani del La Mancia, dove rivivrà un passato lontano: uno dei suoi primi lavori come regista incentrato sul personaggio di Don Chisciotte. Questo passato però lo travolgerà completamente, portandolo agli estremi di un viaggio folle, a tratti grottesco, dove entrerà realmente in contatto con quel dramma comico-romantico-cavalleresco che è il Don Chisciotte.
Una lavorazione a dir poco difficoltosa quella che Terry Gilliam ha dovuto affrontare per portare a compimento questa sua opera, perché qui è di “opera” che si parla, non di mero film o mera pellicola. Dal lontano 2000 ne è passata d’acqua sotto i ponti, ma oggi, finalmente, tutti possiamo godere di questa piccola gemma di follia che Gilliam ha sceneggiato e diretto assieme ad un cast spettacolare, tra cui ritorna una sua vecchia conoscenza, Jonathan Pryce, già apparso in molte altre pellicole del regista naturalizzato britannico, tra cui citiamo il capolavoro assoluto di Gilliam, ovvero Brazil (1985).
Che dire di L’uomo che uccise Don Chisciotte? Se non che è un film che in molti aspettavano uscisse per poter finalmente capire che cosa avesse in quella sua mente contorta Gilliam e quale fosse stato, alla fine di tutto, il risultato. Parlo per il sottoscritto che sta scrivendo queste poche righe e che ha atteso anche lui con impazienza e profonda passione l’uscita di questo film, di quest’opera, perché, ribadisco, di questo si tratta.
Molto semplicemente Terry Gilliam ha portato tutto se stesso, tutta la sua filosofia sul cinema, sull’arte visiva che in questo regista prende anche note dolcemente teatrali; sull’arte come forma di espressione di un’idea, di una protesta, di un sentimento, di un’emozione o di un pensiero. E qual è questo pensiero? È il pensiero di un Gilliam che mette in scena se stesso, ma soprattutto mette in scena il suo fallimento, il fallimento del suo progetto, già palesato nei problemi produttivi che hanno assalito il film stesso, ma soprattutto attraverso la storia del protagonista, interpretato da un egregio Adam Driver, in cui possiamo identificare il regista stesso.
La riflessione che Gilliam fa sul suo fallimento come creatore e come artista ci viene messa in primo piano da subito e, forse, non è solo il suo fallimento, ma è il fallimento dell’arte contemporanea che punta più sull’impatto muscolare, se così lo possiamo definire, che non sul contenuto; un’arte asettica, spesso e volentieri fine a se stessa che punta più al guadagno che non al trasmette qualcosa che vada oltre al mero intrattenimento. È la fine del suo cinema o di quel cinema che lui ha sempre sognato.
L’uomo che uccise Don Chisciotte alla fine è una storia molto triste e che mi ha colpito molto, penso soprattutto perché io Terry Gilliam l’ho sempre amato come regista e l’ho sempre ritenuto un maestro. Sapere ad oggi di questa consapevolezza un po’ mi fa piacere e un po’ mi rattrista e sono proprio le parole che il regista mette in bocca al personaggio di Don Chisciotte a farmelo capire, quando questo characters ricorda chi era in origine, ossia “un vecchio dimenticato” e questo mi ha fatto pensare intensamente a Gilliam e al suo cinema. Un cinema non per tutti, un cinema estremamente ingegnoso, burlesco, folle ed incredibilmente visionario. Un cinema di quelli di cui si sente molto la mancanza, ma forse c’è una speranza. Gilliam non ci vuole lasciare con l’amaro in bocca, anzi si permette spesso e volentieri di prenderci e prendersi in giro.
Forse un nuovo Don Chisciotte potrà in futuro risalire sul suo indomito destriero Ronzinante e ripartire alla ricerca di nuove avventure con il suo amato “sparviero” Sancho Panza. Speriamo che questo tipo di cinema continui a vivere.