CineMachine | Onibaba – Le assassine
REGIA: Kaneto Shindō ● CAST: Nobuko Otowa, Jitsuko Yoshimura, Kei Satō ● GENERE: epico, horror, drammatico ● DURATA: 103 minuti ● DATA DI USCITA: 4 giugno 1966 (Italia)
“IL FILM PIÙ AUDACE ED IMPORTANTE DELLA CINEMATOGRAFIA GIAPPONESE”
Onibaba – Le assassine del 1964 per la regia di Kaneto Shindō.
Storia: Nel Giappone medievale, due donne – suocera e nuora – sopravvivono alla guerra uccidendo soldati e samurai feriti, depredandone i cadaveri. Quando però la più giovane intreccia una relazione con il disertore Hachi, la donna più anziana comincia a nutrire una forte gelosia verso la nuora. Questo insano sentimento farà ben presto precipitare gli eventi, portando le due donne a fronteggiarsi, attraverso stratagemmi ed inganni.
Dopo lo speciale di Halloween con i cinque titoli horror per una serata terrorizzante, torniamo al genere passando però dal cinema nipponico che ha sempre saputo farsi ben volere con i suoi cosiddetti j-horror, ovvero un genere di horror fortemente psicologico dove fanno spesso capolino i yūrei, i tipici fantasmi della tradizione giapponese.
In Onibaba – Le assassine non è propriamente di fantasmi che si parla, ma l’idea è presente e servirà ad una delle nostre protagoniste per impedire l’incontro tra due giovani innamorati, cosa che poi le si ritorcerà contro in un finale terribile dove l’egoismo e la mostruosità dell’animo umano emergeranno preponderantemente.
Di fatto nessuno dei personaggi descritti all’interno della storia è particolarmente affabile e risulta difficile, se non impossibile per lo spettatore immedesimarsi in alcuno di essi. Nessuno alla fine si salva e Onibaba di Kaneto Shindõ si rivela essere la perfetta allegoria di quello che Thomas Hobbes definiva homo homini lupus, ovvero la consapevolezza che l’uomo per natura è malvagio ed in esso è sedimentata un’immanenza afinalistica.
È proprio nelle due donne protagoniste che possiamo vedere la loro voracità predatoria e anomica, nel momento in cui vedono un soldato in fin di vita e lo assalgono dandogli il colpo di grazia e derubandolo di tutto ciò che possiede.
Alla fine non conta più tanto l’avere, inteso come il sussistere e il sopravvivere, ma quanto il possedere ed avere il potere di predominare e di controllare ciò che ci sta attorno, persone e personalità incluse.
Questi sono praticamente gli effetti devastanti sull’animo umano della guerra che qui il regista denuncia apertamente, servendosi di questa antica fiaba buddista, messa in scena con una maestria indescrivibile. Un uso della fotografia e del montaggio che fanno praticamente impallidire molte delle pellicole contemporanee, pensando che il film è stato girato in un campo con pochissimi mezzi e servendosi della luce naturale.
Che dire di più? Un capolavoro senza tempo che ha ispirato i grandi registi di Hollywood, tra cui anche la famosa sequenza subliminale del demone nel L’Esorcista di William Friedkin.
Un film da vedere e da avere assolutamente. Restaurato e distribuito recentemente dalla Sinister Film per il ciclo Horror D’Essai, Onibaba – Le assassine di Kaneto Shindō è un capolavoro che vi consiglio caldamente.