CineMachine | The Assassin
REGIA: Hou Hsiao-hsien ● CAST: Shu Qi, Chang Chen, Nikki Hsieh, Sheu Fang-Yi, Ethan Juan, Tetsuya Komuro, Xu Fan, Zuo Xiaoqing, Satoshi Tsumabuki, Ni Dahong, Shih Chun, Zhou Yun, Mei Fang, Jacques Picoux, Yong Mei, Zhen Yu Lei ● GENERE: azione, drammatico, storico ● DURATA: 105 minuti ● DATA DI USCITA: 29 settembre 2016 (Italia)
The Assassin del 2015 per la regia di Hou Hsiao-hsien
Storia: Una donna cresciuta per diventare un infallibile assassina durante la dinastia Tang inizia a mettere in dubbio la sua lealtà verso l’ordine di cui fa parte quando si innamora di uno dei suoi bersagli.
Questa recensione parte subito dalla trama che, descritta in due righe, parrebbe essere molto semplice. Eppure proprio da questi pochi dettagli il regista Hou Hsiao-hsien è riuscito ad articolare un tipo di film che sta a metà strada tra il genere wuxia (letteralmente “eroe marziale) e il cinema d’autore. Di fatto la storia è forse l’elemento meno importante di questa pellicola, in quanto ciò che veramente viene messo in risalto è la messa in scena e gli elementi naturali che la compongono.
Innanzitutto la fotografia che sfrutta a pieno il potenziale dell’ambientazione e della luce naturale con colori che prendono vita e si equilibrano perfettamente in ogni singolo fotogramma, accendendosi, quasi a prendere fuoco, o spegnendosi a seconda della scena.
Incredibile l’utilizzo del piano lungo in più momenti che potrebbe lasciare stordito lo spettatore facendogli perdere di vista il filo logico della trama. Tuttavia non dobbiamo per questo denigrare un film che, semplicemente, richiede allo spettatore un impegno superiore nel saper guardare coscientemente a ciò che l’autore vuole trasmettere attraverso un determinato movimento o un’unica inquadratura. Definirei la trama di questo film nascosta abilmente tra le pieghe della regia, la quale ricordiamo che è fatta soprattutto di montaggio, l’atto dove il cinema si distingue da qualsiasi altra forma d’arte esistente.
Ritornando al piano lungo e tentando di dare una spiegazione a questa determinata scelta registica, in queste scene il dinamismo della macchina da presa viene totalmente azzerato a favore di un movimento fisso e “naturale”. In queste scene i personaggi non sono altro che delle minuscole figure che si muovono sullo sfondo di un ambiente che si fa protagonista è che trasfigura la storia in un qualcosa di più elevato. Inoltre il regista è riuscito a trasmettere tale profondità e tale misticità nel paesaggio mongolo, nelle ambientazioni, nei costumi tradizionali e nei personaggi anche attraverso l’utilizzo del dettaglio e del campo medio, concatenandoli e dando vita a delle scene di un’armonia e di una bellezza indescrivibile che hanno valso a questo film il premio per la miglior regia a Cannes 2015. Vi è anche la presenza di qualche breve piano sequenza che mi ha personalmente emozionato per il modo di seguire i dettagli e condurci lentamente verso l’atto della scena. Inoltre la lieve pennellata di computer grafica arricchisce la messa in scena e non la impoverisce della sua bellezza né la esagera.
Insomma, The Assassin di Hou Hsiao-hsien è un film in perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione. Non un film adatto a tutti, ma ciò non toglie che è e rimane un vero e proprio spettacolo visivo che alla fine racconta poeticamente una storia drammatica, fatta di perdita, di dolore, di scontro e di rimorsi.
Un film fatto di lunghi silenzi, di suoni interni alla scena e di un continuo, quasi sordo, suono di tamburo che scandisce e accompagna le diverse sequenze facendone trasparire la tensione e la drammaticità.
Un film che fa della poetica dell’inquadratura fissa il suo cavallo di battaglia.