Generazione Z – Viaggiare è vivere due volte. Episodio 5: Amsterdam, canali profani
Il viaggio da Praga è veramente duro: l’ultima volta che ho passato così tanto tempo dentro un mezzo di trasporto è stato durante il mio viaggio negli Stati Uniti, quando avevo attraversato l’intera costa Est, da Miami a New York: ben 28 ore di viaggio. Però si sa, il treno è più comodo della corriera, quindi vi posso assicurare che le sensazioni a fine viaggio non erano delle migliori. Ma non mi lamento troppo, in fondo ho ancora 21 anni, avrò tempo per lamentarmi. 12 ore dopo sono ad Amsterdam Sloterdijk, a due passi dall’omonima stazione ferroviaria.
È mattino presto e cerco di trovare un bus per il centro della città, ma i prezzi sono folli: 8 euro per 5 km di strada. Inizio ad incamminarmi e presto inizio a vedere i primi canali: che meraviglia! Ma l’obbiettivo è raggiungere la casa di William, simpatico autoctono che ha accettato di ospitarmi per i 4 giorni che starò nella capitale olandese. Ha 36 anni e sul suo profilo Couchsurfing appare come valutato positivamente e quindi lo avevo contattato: dopo qualche domanda per conoscerci ha accettato la mia richiesta. Chiaramente arrivo a casa sua a orari improponibili per gli esseri umani e chiaramente mi accoglie in vestaglia. Mi scuso per l’orario, ma lui gentilissimo mi dice che è tutto ok e mi indica dove appoggiare la borsa, dove dormirò e dov’è il bagno. Ha un ottimo inglese e parla, oltre all’olandese, anche lo spagnolo e il tedesco. Toh guarda, un appassionato di lingue come me. Facciamo qualche parola e lo invito a prendere una colazione fuori, ma mi dice che ha lavorato fino a tardi la sera prima (è un cameriere/barman presso un ristorante nelle vicinanze) e che ha bisogno di dormire.
Mi faccio quindi un pisolino anch’io per recuperare un po’ e dopo una veloce doccia fredda per svegliarmi esco da solo alla scoperta della città. William abita appena dentro quello che è considerato il centro della città: che fortuna! Mi lascia anche in custodia la sua bicicletta e scopro che la città conta più bici che abitanti: circa 900 mila contro 800 mila. A qualche ponte di distanza (sì, la città è completamente attraversata da canali e le auto sono parcheggiate accanto all’acqua, senza particolari barriere o guardrail) si trova l’Anne Frank huis (la casa di Anna Frank) e sfortunatamente si sarebbe dovuto avere la prenotazione. Però una foto da fuori sono riuscito a farla lo stesso.
Continuo il giro della città e ben presto scopro che a parte qualche museo e qualche chiesa, essa non offre molte attrazioni: è semplicemente una meraviglia perdersi tra i vari vicoli scoprendo in ogni momento qualcosa di nuovo. Probabilmente ho bisogno di qualcuno con cui scoprire qualche angolo carino e mi viene in mente che sull’app Couchsurfing c’è la sezione hang out, con cui si possono incontrare persone che si sono rese disponibili a visitare insieme la città (di solito sono turisti che viaggiano in solitaria, oppure anche locali che vogliono conoscere gente nuova e magari allenare la lingua). Mi metto in contatto con Youssef, un ragazzo di origine marocchina che vive da quasi sempre in Olanda. Ci incontriamo intorno ad Amsterdam Centraal, cioè alla stazione centrale.
Lui ha un paio di anni più di me e ha una storia simile alla mia: venuto piccolo qua, cresciuto con due anime: una marocchina e una olandese. Andiamo a mangiare qualcosa insieme perché intanto si è fatto mezzogiorno. Continuiamo il giro a arriviamo alla parte della città più frequentata dai giovani. Capisco subito che le finanze di Youssef sono nettamente più in forma delle mie, vedendo come spende, ma penso è ok, mi comporterò di conseguenza: al bar si prende l’acqua e in giro si guarda e basta. Stiamo in un bar e conosciamo un altro gruppo di giovani con cui discutiamo del più e del meno.
Successivamente ci rechiamo in un coffe-shop e lì per me è un’esperienza nuova: qui la marjuana è legale e chiaramente si può pagare col POS. Allora premetto, io non faccio uso di droghe per scelta, neanche quelle leggere, però vedere che in certi paesi si è raggiunto una certa di libertà nelle scelte, mi fa pensare che forse in Italia siamo ancora indietro; chiaramente non so se una liberalizzazione del genere possa funzionare in un paese pieno di problemi come il nostro, poi non c’è da dimenticare che l’Italia è un paese molto tradizionalista, forse non è pronto. Questo si vede in un milione di altre cose, dai discorsi sugli immigrati che ho avuto con gli anziani proprio ad Amsterdam e quelli che ho in Italia: la differenza è ancora abissale; è come se vivessimo un paio di decenni indietro.
Dopo questa piccola digressione, continuiamo con la storia; ci sediamo in questo coffe-shop al piano superiore, io prendo un tè e conosciamo due russe un po’ più grandi di noi, sulla quarantina. Youssef non sembra fregarsene molto e attacca bottone e loro gli danno anche corda, sono sempre più stupito di come viva la gente qua, zero limiti proprio. Prendiamo un Mc Donald per cena e la sera facciamo una passeggiata sui canali con la luna che illumina i canali e la stradine buie di Amsterdam.
La mattina dopo mi faccio una passeggiata con William intorno ai dintorni di casa sua, mi fa visitare il mercato dei bulbi (Bloemenmarket). La giornata è piovosa, ma non demordo e continuo a girare anche dopo che William mi lascia visto che all’ora di pranzo è al lavoro.
In giro è pieno di portabiciclette, ma veramente dappertutto: è veramente una religione qua! Il pranzo è una pasta fredda di quelle nelle confezioni in plastica, ma vabbeh, quando si ha fame va bene tutto. La sera Youssef mi porta al quartiere a luci rosse, esperienza dove chiaramente ci facciamo gli occhi, ma da come ho capito, tra prezzi alti per i servizi e Coronavirus, gli affari non girano molto bene neanche per chi fa il mestiere più antico del mondo: vabbeh buona fortuna a loro. Tra me e me mi faccio domande del tipo: si può davvero comprare la felicità: e la risposta è sì, ma una felicità temporanea, condizionata al pagamento, chissà come si sentono i clienti abituali, sono davvero a posto con la loro coscienza? Domande con risposte difficili, scomode, ma vi lascio pensarci con calma, almeno fino al prossimo episodio in cui visiterò un’altra città che non era in programma, qual è?? Vedremo.
Mohammed Sadiq (Instagram: @momothalegend)
Leggi l’Episodio 1: Preparativi