Giornata Mondiale delle Bambine. Un pensiero tenace per le donne del futuro
Ieri, 11 ottobre, è stata la Giornata Mondiale delle Bambine, delle donne del futuro, e io volevo scrivere un messaggio carico di nostalgia, per la bambina che sono stata, di affetto, per gli adulti che hanno reso meravigliosa la mia infanzia, e di amore, per le bambine che verranno.
Poi ho pensato a tutte le bambine che non verranno, perché in alcuni Paesi del mondo, come l’India o la Cina, se sei femmina i tuoi genitori e la società che dovrebbe accoglierti a volte non ti permettono nemmeno di nascere.
Ho pensato a quella ragazza su quattro che in Nicaragua diventa mamma prima di compiere 18 anni e a quelle figurine in bianco così piccole che ai matrimoni dovrebbero fare le damigelle e invece sono costrette nel ruolo di spose.
Ho pensato a quei 35 milioni di bambine tra i 5 e i 9 anni che anziché tenere in mano un quaderno e una matita, stringono una zappa, un cesto della frutta da vendere, i mattoni da cuocere o i panni da lavare.
Ho pensato a quando dovrò spiegare alla mia figlioccia che da grande dovrà stare attenta a come si vestirà, a come si truccherà, a quando dovrò raccontarle che a parità di lavoro i colleghi maschi avranno uno stipendio più alto del suo.
Ho pensato a tutte le ragazze coraggiose che ho conosciuto, in costume o con il velo, in gonna o pantaloni, nel mio paesino, in treno, all’università o all’altro capo del mondo. E allora ho capito che l’unico post che potevo permettermi il lusso di scrivere era un post tenace, combattivo, per esortare tutte le amiche e gli amici, vicini e lontani, ad impegnarsi in prima linea, 365 giorni all’anno, per sgomberare le nubi che sempre più fitte si addensano sull’altra metà del cielo.