Come un cucciolo può renderci speciali
Oggi voglio condividere un po’ del bagaglio emotivo che mi porto appresso nei confronti del mio bau. Innanzitutto, ve lo presento: si chiama Kenta-kai, è uno Shiba Inu, che tutti lodano ma a cui additano uno sguardo “cattivo” a causa dell’occhio a mandorla. Vi assicuro che è tutta apparenza: è un cane buonissimo e dolce e coccoloso.
Comunque, vi racconto la nostra storia.
Ho sempre avuto il terrore dei cani, mi tenevo a debita distanza spaventata e a volte mi sentivo leggermente disgustata a vedere cani e padroni assieme, perché dall’alto della mia ignoranza ritenevo certi atteggiamenti esagerati e insensati. Insomma, da persona-senza-cane, mi chiedevo cosa potesse mai spingere qualcuno a baciare appassionatamente un cane o farsi leccare, dormire con un cane, lasciargli sporcare indumenti, letti e divani di pelo. Non trovavo affatto igienico tutto quel leccare, per non parlare poi dell’ossessione che certe persone provano per il loro animale, talmente forte da spingerle a parlargli e ragionarci assieme. “Mica ti capisce o risponde!!” pensavo in tono accusatorio e quasi compassionevole.
Poi c’è stato il miracolo-fattaccio: verso la fine di un lungo ricovero, in primavera, non so bene quale forza sconosciuta mi ha spinta a volere, decidere, chiedere, ottenere, un cane. Non so cosa mi abbia preso, insomma, leggete di nuovo il pezzo iniziale e ditemi se una persona così può accettare di far entrare un cane nella sua vita. Ve lo dico io: no. Ma lo sappiamo, la vita nella sua imprevedibilità, combinata con gli altrettanto imprevedibili istinto, mente e cuore umano, produce risultati ben inaspettati. Fu così che feci delle ricerche, trovai una cucciolata di Shiba Inu e uno di questi, mezzo dormiente, arrancò
a fatica verso di me evitandomi anche lo spiacevole compito di preferire e scegliere uno tra quei quattro.
Giuro, erano gli esserini più belli che avessi mai visto. Quell’istante in cui Kenta mi si avvicinò e si mise vicino a me, facendosi largo a fatica su quella cesta che era il suo mondo, talmente piccolo da non aprire neppure gli occhi… A quanti di voi è capitato di essere scelti anziché scegliere? A me è andata così, e ricordo di essermi sentita speciale. Tutte cazzate. In quel momento ho pensato di essere importante, che più di così
non avrei potuto mai sentirmici… Mi sbagliavo di grosso. Cazzate, appunto.
Non potevo immaginare, neppure lontanamente, a quanto sarebbe aumentata quella sensazione, a quanto sarei diventata importante e amata, a quanto mi sarei trasformata in un pilastro per una creatura immensamente amorevole e devota. Non potevo immaginare che sarei stata io l’universo di qualcuno. Io la persona speciale. Io la persona-pilastro. Credevo solo avrei passeggiato non più sola, avrei giocato a volte in giardino con lui, avrei dovuto lavare ciotole e fornire nutrimento. Tutto qui. E mille erano le regole che mi ero prefissata: tutto per non unirmi a quella categoria di persone “dipendenti da animali”.
Beh, io non lo so se capiti sempre così, non so se eravate tutti ridotti come me prima di adottare un animale… Se ripenso a quella me non la riconosco neppure. Perché ora… ora… bacio Kenta, mi lascio baciare, entra in casa, ci parlo etc. Insomma, sono perdutamente innamorata di quel nasino umidiccio e bagnato. Molte regole sono state fissate prima e ora rimangono: divano e letto off-limits, niente baci in bocca, niente “mangiare lo stesso spaghetto”. Ma giuro, non avrei mai creduto possibile che un cane cambiasse davvero la vita alle persone. La mia l’ha totalmente rivoluzionata. E avere intorno qualcuno che ti dà cento nonostante riceva a volte anche solo cinque, non ha prezzo. Vivere in simbiosi, in sintonia, in comunione.
Avere un cane cambia la vita. Sì. La propria e soprattutto la sua. Quindi… schizzinosi, parlo a voi che siete com’ero io: svegliatevi, non avrete che amore e regali ogni istante. E soprattutto, imparerete l’Amore.