Spettacolando – Acrobazie e leggerezza per Machine de Cirque Show al Comunale
Da un’idea di Vincent Dubé nasce il successo di pubblico al Teatro Comunale di Vicenza nel weekend che chiude Febbraio. Sul palco ci sono cinque superstiti sulla terra e una fantomacchina: cosa si fa per salvarsi? Anche nel circo la fantasia si mescola con la realtà, in un continuo sovrapporsi: come quando non distinguiamo più le notizie di Lercio da quelle dei principali media.
Abbiamo bisogno di ridere, di distrazioni: questo è evidente. Siamo ipersensibili a un’ironia che ci mette al muro; come in una delle gag, quando un gioco di scambio asciugamani copre le nudità degli artisti e ci ricorda quanto la coperta sia stretta se continuiamo a tirarla. Grandi artisti e super atleti, come da tradizione. Saltano come molle sul dondolo. Volano letteralmente dentro cerchi posizionati sempre più in alto, quattro cerchi come alle olimpiadi. Il quarto è parecchio alto, e allora c’è qualcuno che preferisce infilarsi in quello più in basso per andare dall’altra parte: tanto è uguale.
Il circo è illusione, circo è ironia che fonde la tristezza con la gioia. E’ profumo di Est, odore gitano, sorrisi più grandi di noi che ci fanno un po’ paura. Circo è viaggio, nomadismo, aria leggera, appartenenza al mondo. Circo è notti in bianco, sempre in viaggio, da nord a sud, da Est a Ovest. Circo è assenza di confini. Circo è un luogo dove i muri vengono eretti solo per esser saltati o buttati giù con un soffio, e fragorose risate. Circo è un interscambio di fiducia: tra gli artisti, perché se uno sbaglia e gli altri non lo aiutano, salta tutto. Ma anche del pubblico verso gli artisti, perché senza questo legame non ha più senso niente. La fiducia porta gioia, divertimento e vita. La caduta di questo patto porta a conseguenza che non possiamo immaginare e che stiamo scoprendo sui giornali, ora dopo ora.
Paolo Tedeschi