Spettacolando – Pivetti e l’inferiorità della donna, viaggio in una realtà tragicomica


Al Teatro Comunale di Vicenza è andato in scena “L’inferiorità mentale della donna” con Veronica Pivetti in doppia data, il 18 e il 19 marzo.
Uno spettacolo di prosa dallo stile provocatorio, liberamente ispirato al manifesto pseudoscientifico della cultura maschilista, dell’omonimo trattato di Paul Julius Moebius.
In un certo senso uno spettacolo come questo ha un valore simile al giorno della memoria, con la sola “piccola” differenza che sul tema del patriarcato non dobbiamo solo stare attenti a non dimenticare, ma abbiamo ancora molto da apprendere.
La storia la scrivono sempre i vincitori, che in questo caso sono i maschi: maschi che hanno scritto i libri, le sceneggiature dei film e naturalmente solo loro sono stati studiosi, professori e scienziati. Le donne, nate dalla costola di un uomo e dunque semplici appendici dei virgulti e valorosi maschi, per secoli sono state relegate a incubatrici umane. Procreatrici ingaggiate con lo scopo di mettere al mondo altri vigorosi maschi: muscoli d’acciaio per coltivare la terra, imbracciare le armi per difendere donne e bambini, o ancor meglio per conquistare il mondo uccidendo madri, compagne e figli di altri uomini.
Per evolversi (anche se non è vera garanzia) gli umani hanno studiato e tramandato gli studi alle generazioni futuri. A studiare, ovviamente, sono sempre stati prevalentemente i maschi: del resto hanno il cervello più grande e più pesante delle donne, quindi il loro cervello ( che vince 1350 grammi, contro i 1200 grammi) è naturalmente predisposto a fatiche più importanti: a parte quello di Einstein ( 1230 grammi – ci dicono), ma sono dettagli, o eccezioni che confermano la regola.
Nel ruolo di valletto clownesco, un ironico e consapevole Anselmo Luisi fa da spalla al monologo di Pivetti, alternando piccole gag a virtuosismi alla batteria. Lo stile circo è quasi d’obbligo quando ascoltiamo aneddoti che fatichiamo a credere reali: tipo che fino a pochi decenni ( non nel medioevo) fa i quozienti d’intelligenza studiati sono stati solo quelli dei maschi e pure i farmaci sono stati testati solo sui maschi. Per via del fatto che le donne hanno il ciclo e il cervello piccolo: lo dice la scienza, del resto.
Si ride, si sorride e soprattutto ci s’incupisce durante questo spettacolo agrodolce, trovandoci a canticchiare a bassa voce mentre Pivetti recita come una poesia “Minuetto” di Mia Martini: versi come Sono sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai arrivano sul pubblico, scanditi come pietre.
Così noi maschi ci ritroviamo a dover fare i conti con quelle parole, ancora, e ci vorrebbe davvero un coraggio cieco e becero nel non ammettere che qualcosa è andato storto nell’evoluzione della specie. E che quel io non ti voglio seguito da un ti pretendo cantato in un piano bar nelle serate d’estate, forse non è il messaggio che noi maschi studiosi con il cervello grande vorremmo lasciare in eredità ai nostri figli.
Questo spettacolo è solo uno dei tanti spettacoli di cui avremo ancora bisogno, per molti decenni, in ogni parte del globo. Per ricordare agli uomini ( e persino ad alcune donne) che la strada da percorre è ancora lunga e in salita.
Paolo Tedeschi