Banda di ladri in tuta termica da sci fa razzia di preziosi. Aggirato il sistema d’allarme
Colpo “a freddo” in una ditta di preziosi della zona industriale di Camisano, con ad agire una banda composta da ladri esperti che si sarebbe introdotta nello stabilimento della Bls Spa – Banco Metalli Preziosi vestendo capi invernali da montagna, al fine di aggirare un sofisticato sistema di allarme che contava su sensori di calore per rilevare la presenza di estranei nell’azienda.
Professionisti del crimine esperti quanto organizzati e soprattutto ben informati sulle “barriere” di difesa su cui la proprietà aveva investito non poco per proteggersi da episodi analoghi, che sapevano come muoversi applicando un piano studiato nei dettagli. E con l’obiettivo – centrato – di portare a termine un blitz “fruttato” centinaia di migliaia di euro, in via di quantificazione a distanza di alcuni giorni dal colpo notturno. A rendere nota la notizia, è l’edizione odierna del Giornale di Vicenza.
Ad indagare sul furto di metalli preziosi – si parla in particolare di oro e argento, ma non solo – sono i carabinieri della stazione cittadina. Dalle informazioni disponibili che filtrano dall’indagine appena avviata, in seguito all’allarme dato dai proprietari dell’azienda, sembra che ad agire siano stati in cinque malviventi. Si sarebbero introdotti nel cortile a lato della sede direzionale e del capannone che ospita magazzino, uffici e laboratori in via Industriale al civico 36 attraverso una galleria sotterranea di un paio di metri scavata appositamente e pazientemente sotto il muro perimetrale esterno.
Per poi trovare facile accesso e agire indisturbati dal tetto, pare da un lucernario, grazie allo stratagemma delle tute termiche da sci, guanti, berretti e altro vestiario tecnico isolante. Con ogni probabilità i cinque ladri si sono fatti una bella sudata, “premiata” però – si fa per dire – da un lauto bottino. A registrare alcuni dei movimenti dell’azione furtiva sono state le telecamere di sorveglianza privata della Bls di proprietà della famiglia Mamprin, di cui la banda non si era curata: i volti degli incursori erano infatti travisati da non meglio precisate maschere, in modo da non rendere riconoscibili artefici del blitz da film o serie tv. A venire asportato è stato il materiale di lavorazione presente nel laboratorio, mentre il caveau non sarebbe stato forzato.