Chiude Italgelato, 40 lavoratori a rischio. Domattina incontro fra azienda e sindacati

Una quarantina di posti di lavoro a rischio nello stabilimento di Camisano Vicentino di Italgelato, di cui il gruppo Italpizza avrebbe deciso la chiusura. I lavoratori dalla sera di giovedì 29 agosto sono in presidio permanente e sciopero ad oltranza davanti all’azienda, che ha sede in via dell’Artigianato.

Domattina 4 settembre il presidio sarà rafforzato, in vista dell’incontro, in programma alle 10,30 fra sindacati e vertici dell’azienda. A guidare la delegazione per i lavoratori ci sarà il segretario generale della Flai Cgil del Veneto Giosué Mattei. Insieme al segretario generale veneto della categoria degli alimentaristi ci sarà il segretario generale provinciale Stefano Menegazzo e il sindacalista di zona Giacomo Parolo, entrambi di Flai Cgil. A loro si aggiungeranno i funzionari dell’ufficio vertenze.
Nella vertenza rischiano il posto 18 dipendenti diretti, ai quali si aggiungono oltre una ventina di lavoratori interinali e dipendenti di cooperative esterne. In tutto dai 40 ai 45 tra lavoratrici e lavoratori.

Italpizza, con quartier generale a Modena, aveva acquisito ltalgelato tramite la propria holding Dreamfood solo a marzo 2023, dopo che per anni ne aveva detenuto un’importante quota di minoranza. Specializzata nella produzione di gelati di alta qualità destinati prevalentemente all’export, Italgelati è leader nella produzione di gelati multilayer, un mix tra gelato e dessert composto da diversi strati di biscotti e gelati in vari gusti, accompagnati da salse. Secondo i dati di Confindustria Emilia, nel 2022 aveva sviluppato un fatturato di 11 milioni di euro, di cui il 70% oltreconfine. Lo stabilimento di Camisano Vicentino (Vi) si estende su una superficie di 7mila metri quadrati, ha una capacità produttiva di 40 milioni di coppe.

Il 28 agosto l’azienda ha comunicato la decisione di avviare la procedura di licenziamento collettivo e di voler chiudere lo stabilimento di Camisano Vicentino. Spiega Giacomo Parolo, sindacalista di Flai Cgil Vicenza: “Nonostante la proposta sindacale di aprire un tavolo presso l’unità di crisi della regione, l’azienda nega ai lavoratori la possibilità di usufruire di tutti gli strumenti disponibili. Sono coinvolti lavoratori dell’industria alimentare, lavoratori somministrati e lavoratori multiservizi. Flai Cgil, Filcams Cgil e Nidil Cgil di Vicenza esortano tutti i lavoratori a fare fronte comune contro una azienda che non ha voluto dare loro nessuna tutela e non ha nemmeno il minimo riguardo delle loro professionalità”. I sindacalisti annunciano che faranno rete anche con i colleghi della Cgil di Modena.

“Questa vicenda è la prova provata della diffusione anche alle nostre latitudini di un modo di fare impresa che è inaccettabile per un paese civile, per un paese dell’Unione Europea” afferma il segretario generale della Cgil di Vicenza Giancarlo Puggioni. Il segretario in questi giorni è passato a portate la sua solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori in sciopero e presidio permanente, in appoggio ai sindacalisti vicentini della Flai, della Filcams e della Nidil Cgil che stanno operando per conservare il posto di lavoro alle persone impiegate nel sito produttivo di via dell’Artigianato. “Lavoratrici e lavoratori qui sono stati trattati come merce, disumanizzati – accusa Puggioni -. La dirigenza dell’azienda ci dica cosa intende fare; vi sono molte soluzioni possibili nel rispetto delle persone che lavorano e delle leggi; nel 2024 non può essere che si chiuda e basta!”.

Luisetto: azienda in crisi e Regione senza un assessore al lavoro
“In ballo, tra lavoratori diretti e indotto, c’è il destino di 40 famiglie. E l’altro macigno preoccupante che grava sulla vicenda – commenta la consigliera regionale dem Chiara Luisetto – è legato alla perdurante mancanza di un assessore regionale al lavoro. Un ruolo che rimane vacante da mesi. Ma non possono esserci alibi: la Regione si faccia carico della situazione. È doveroso un intervento istituzionale che contempli anche l’ipotesi di una nuova gestione seria e rispettosa delle professionalità della sede di Camisano. Ciò che è certo è che non si possono abbandonare decine e decine di persone vittime di questo modo di fare impresa, tutt’altro che interessato al territorio e ai lavoratori”.