Cani da caccia malnutriti e senza cure. Sequestrate anche carcasse di animali morti
Cani segugi lasciati morire di stenti, con la carcasse lasciate a decomporsi in superficie, con l’aggravante in presenza di altri cuccioli intorno. E’ una brutta storia di maltrattamenti tanto incomprensibili quanto crudeli quella che Renzo Rizzi, guardia zoofila dell’Enpa di Vicenza, racconta sul suo profilo social denunciando pubblicamente la condotta di un cittadino di Pozzoleone. Si tratta di S.B., un cacciatore della zona che si avvale dell’istinto predatorio dei cani segugio nel periodo di cacciagione, stando a quanto emerso lasciandoli poi rinchiusi nella restante parte dell’anno, secondo gli esiti degli appostamenti delle guardie e le testimonianze raccolte dai residenti.
Una nuova denuncia – non è la prima – è stata inoltrata a suo carico. La notizia è stata resa nota a margine del quarto sequestro dei cani in possesso – a partire dall’anno 2015 – di un vicentino che non prestava loro le dovute cure, tenendoli in stato di cattività e che inoltre, imperterrito, proseguiva ad “adottare” – si fa per dire – altri cuccioli per poi farli vivere in identiche condizioni igieniche intollerabili, malnutriti al punto di rimanere pelle e ossa. E morire in giovane età di malattie legate all’habitat malsano intorno.
Tra i 19 esemplari sequestrati in sei anni, per buona parte ancora giovani, alcuni erano già cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Una storia che va avanti dal mese di luglio del 2015, quando un rapporto dettagliato e corroborato da foto e video mostrava due cani in condizioni pietose, chiusi in uno spazio angusto di pochi metri quadrati, senza acqua e con poco cibo, costretti a vivere sulle loro deiezioni. A distanza di alcuni mesi, degli stessi animali non erano rimaste che carcasse in avanzato stato di decomposizione. Immagini da “groppo in gola”, troppo crude e forti per essere pubblicate, testimonianza reale però delle conseguenze sugli animali della crudeltà dimostrata di chi doveva occuparsi di loro. Sono visibili sul profilo pubblico della guardia zoofila vicentina. Nessuno, allora, aveva potuto intervenire. La denuncia in Procura inviata da Enpa con richiesta di perquisizione urgente non aveva trovato risposta, “anche se – specifica Rizzi – non risulta certo se un mandato fosse stato inviato ad altre forze di polizia”.
La cronistoria dei fatti passa all’aprile del 2017, per arrivare fino ai giorni nostri con l’ultimo intervento e gli appostamenti di fine estate scorsa. Quattro anni fa a essere chiamati in causa furono i carabinieri di Sandrigo. In quell’occasione al cacciatore furono sequestrati 13 cani di razza in seguito all’apertura di un’inchiesta – titolare del fascicolo il pm Claudia Brunino – per verificare l’ipotesi di reato di maltrattamento animali. I quattro zampe furono affidati al Canile gestito da Enpa Vicenza, che restituì loro dignità e una famiglia capace di curarsi di loto. Poco meno di due anni fa, poi nel mese di dicembre 2019, un nuovo blitz con sequestro di due animali vivi e uno trovato morto, privo di microchip con una denuncia inoltrata nei confronti del proprietario.
Lo scorso 4 luglio 2021 un ultimo intervento, sempre a Pozzoleone stavolta in un diverso fabbricato nella disponibilità dell’uomo, il quale evidentemente credeva di poter aggirare i sospetti spostando gli animali in altra sede, senza registrarli con i microchip obbligatori per lette. In quest’occasione altri due cani sprovvisti del dispositivo – probabilmente per sfuggire ai controlli nelle banche dati – sono stati immediatamente tolti dal suo possesso: per uno dei due, una femmina già gravemente malata pur se di giovane età, purtroppo era già troppo tardi. Non si è potuto salvarle la vita nonostante il prodigarsi dei veterinari della clinica “Sirio” del capoluogo berico.
Per S.B. è stata quindi ratificata una nuova denuncia, ma nemmeno questo è bastato per desistere dalla condotta recidiva. Solo una settimana dopo, alle guardie zoofile è giunta voce della presenza di un’ulteriore cucciola nello stesso “gabbiotto” da dove erano stati salvati gli ultimi animali la scorsa estate, dell’età apparente di 8/9 mesi. A fine agosto, in un caldo torrido, le guardie zoofile sono intervenute nuovamente per portare via questa cagnolina e un altro esemplare apparso nel frattempo. Il racconto della loro “liberazione” è opera dello stesso Rizzi. “Lo stesso pomeriggio del sequestro la coppia di segugi è stata liberata in un grande spazio recintato adiacente al canile, le corse pazze e la felicità che potevi leggere nei loro occhi finalmente vivi insegna che noi umani siamo dei veri maltrattatori. Come si può pensare di detenere degli animali in quelle condizioni, sacrificati costantemente in gabbie, animali come i segugi capaci di correre anche per 25 chilometri senza sosta?”.