Addio a Desmond Tutu, premio Nobel per la pace e simbolo della lotta all’apartheid
Si è spento all’età di 90 anni l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace per aver combattuto contro l’apartheid e per essere stato, allo stesso tempo, l’artefice della riconciliazione. “La sua scomparsa è un altro capitolo di lutto nell’addio della nostra Nazione a una generazione di eccezionali sudafricani che ci hanno lasciato in eredità un Sudafrica liberato”, ha così commentato la notizia il presidente sudafricano.
Desmond Mpilo Tutu nacque il 7 ottobre del 1931 a Klerksdorp una città del Sudafrica facente parte della Provincia del Nordovest; si trasferì con la famiglia a Johannesburg all’età di 12 anni. Qui divenne insegnate presso la Bantu High School e vi restò fino al 1957 quando diede le dimissioni a seguito dell’approvazione del Bantu Education Act, una norma sudafricana segregazionista che legalizzò differenti aspetti del sistema dell’apartheid.
Tutu si dedicò allo studio della teologia e nel 1960 venne nominato pastore anglicano. Divenne cappellano dell’Università di Fort Hare, una delle poche università di qualità per gli studenti neri nella parte meridionale del Sudafrica. Lasciò il suo incarico come cappellano e si spostò al King’s College di Londra dove conseguì il Bachelor e il Master in teologia. Ritornato in Sudafrica dal 1967 al 1972 usò le sue lezioni per evidenziare le pessime condizioni in cui versava la popolazione di colore. Scrisse anche una lettera al Primo Ministro Vorster, in cui descriveva il Sudafrica come “un barile di polvere da sparo che poteva esplodere in qualsiasi momento” ma non ricevette mai una risposta. Ritornò nel Regno Unito, dove vi rimase per tre anni, poi fece ritorno in Sudafrica e venne nominato decano della Cattedrale di St. Mary a Johannesburg: fu la prima persona di colore a reggere tale incarico.
Nel 1976 scoppiarono le proteste di Soweto contro l’uso da parte del governo dell’Afrikaans nelle scuole nere, che si trasformarono in una massiccia rivolta contro l’apartheid. Tutu appoggiò apertamente il boicottaggio economico del suo paese.
Il 16 ottobre 1984, Tutu venne premiato con il Premio Nobel per la pace. Il comitato del Nobel citò il suo ruolo come figura unificante nella campagna per risolvere il problema dell’apartheid in Sudafrica. Aveva una visione della società senza divisioni e nella quale ogni persona è chiamata a svolgere un ruolo importante. Ideò e fu a capo della Commissione per la Verità e la Riconciliazione creata nel 1995 che, in un doloroso e drammatico processo di pacificazione fra le due parti della società sudafricana, mise in luce la verità sulle atrocità commesse dai bianchi durante i decenni di repressione.
Desmond Tutu ha insegnato in numerose università in Nordamerica e in Europa. Ha espresso il suo appoggio al movimento indipendentista della Papua Occidentale, criticò gli abusi dei diritti umani nello Zimbabwe, e si è sempre schierato dalla parte dei diritti civili soprattutto per quelli riguardanti gli omosessuali tanto che nel 2014 lanciò un appello al presidente dell’Uganda affinché non promulgasse la legge che prevede l’ergastolo per gli omosessuali recidivi, paragonando la normativa alle persecuzioni naziste. Nel 2016 si disse a favore dell’eutanasia.
Nel 2005 commento così l’ascesa a pontefice di Joseph Ratzinger: “Avremmo sperato in qualcuno più aperto ai più recenti sviluppi del mondo, l’intera questione del ministero delle donne e una posizione più ragionevole riguardo ai preservativi e all’HIV/AIDS”.