Attentato a Magdeburgo: tra i feriti anche l’italo-tedesco Marco Forciniti

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In Germania proseguono le indagini dopo la strage del 20 dicembre al mercatino di Natale di Magdeburgo. Il bilancio delle vittime è di 5 morti, tra cui anche il piccolo Andrè di 9 anni e quattro donne tra i 45 e i 75 anni. Oltre 200 i feriti di cui 41 in terapia intensiva. Oggi il corteo di commemorazione per le vittime.

Tra i feriti più lievi, anche un 39enne italo-tedesco Marco Forciniti, nato a Gifhorn, nella Bassa Sassonia, e residente a Wolfsburg dove lavora. È attualmente ricoverato in ospedale, dopo aver subito un intervento alle gambe, ma non è in pericolo di vita. “Ho fratture a entrambe le gambe e probabilmente anche a una spalla”, ha raccontato lui stesso dal letto d’ospedale. La sua famiglia è originaria di Pietrapaola (Cosenza), in Calabria. “Stavo leggendo una buona notizia sul cellulare quando ho visto che il camion avanzava verso di me”, ha raccontato alla Bild. “Procedeva a zig-zag e mi ha colpito talmente forte che dopo l’urto sono finito dietro a un’auto. Mi sono guardato il piede e penzolava in verticale”. Il 39enne italo-tedesco è in contatto con la Farnesina.

Gli inquirenti stanno scavando nella vita di Taleb Al Abdulmohsen. Quello che si sta delineando è il profilo di un odiatore seriale simpatizzante dell’AfD. Il medico 50enne, dovrà affrontare dal carcere, cinque capi d’imputazione per omicidio plurimo e molteplici accuse per tentato omicidio plurimo e lesioni gravissime. Si pensa anche ad una perizia psichiatrica. Nella sua abitazione a 50 chilometri a sud di Magdeburgo, intanto gli investigatori non hanno trovato prove di premeditazione o di radicalizzazione islamica, al contrario fanno sapere: “Sembrava fare di tutto per distaccarsene”.

Il 30 dicembre è stata convocata una seduta straordinaria della commissione Interni del Bundestag, davanti alla quale la ministra degli Interni tedesca Nancy Faeser, dovrà rispondere sulle presunte falle nella sicurezza del Paese che potrebbero aver contribuito al tragico attentato di Magdeburgo. Le autorità di Riad, avevano avvertito Berlino sulla pericolosità del 50enne per quattro volte, ma le segnalazioni erano state ignorate perché si pensava che Riad lo avesse preso di mira per aver ripudiato l’Islam. Da attivista per i diritti delle donne in Arabia Saudita, si era allontanato dalla religione islamica e per questo aveva trovato rifugio in Germania nel 2006.

I precedenti di Al Abdulmohsen. Già undici anni fa, all’indomani dell’attentato islamista dell’aprile 2013 a Boston, aveva espresso la volontà di compiere “azioni di risonanza internazionale”. Le prime minacce contro l’ordine dei medici del Land del Meclemburgo-Pomerania per le quali fu sanzionato. Poi diversi problemi giudiziari, dall’abuso di chiamate d’emergenza – per il quale era convocato in aula a Berlino alla vigilia della strage – alle denunce per insulti, minacce e sospetto di contrabbando.