Cecilia Sala e l’ipotesi dello scambio. Il governo iraniano: “Ha violato le leggi islamiche”
“Sala ha violato le leggi islamiche”. Con queste motivazioni il governo iraniano conferma l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala e rompe il silenzio a quasi due settimane dal fermo. Si tratta però di motivazioni generiche, nessuna accusa precisa è infatti stata formalizzata. In particolare, la nota del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico recita così: “La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran“. Nella stessa comunicazione si precisa poi che è stata aperta un’inchiesta e che “l’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata”. Inoltre, secondo quanto riportato nella scarna comunicazione, “le è stato garantito l’accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia”. Infine, la nota si conclude con una formula di rito: “Saranno forniti ulteriori dettagli se la magistratura lo riterrà necessario”. Niente accuse specifiche, dunque, ma solo una generica “violazione della legge islamica”.
Una formula del tutto vaga, che sembra confermare in modo schiacciante le ipotesi emerse subito dopo la notizia dell’arresto della giornalista su quelle che potrebbero essere le reali intenzioni del regime iraniano, ovvero usare la giovane reporter come pedina di scambio. Stando a quanto trapela, lo stesso viceministro degli esteri iraniano lo ha lasciato intendere tra le righe all’ambasciatrice italiana. Durante il colloquio con Paola Amadei sembra sia stato fatto riferimento al caso dell’ingegnere esperto di droni arrestato in Italia qualche giorno prima di Sala, sul quale pende una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. La trattativa è delicata e complessa e, non a caso, anche Washington è coinvolta nei colloqui. Fonti dell’esecutivo italiano fanno sapere che il governo continuerà a lavorare “senza sosta, incluso l’ultimo giorno dell’anno e il primo giorno del 2025”, in uno sforzo “di diplomazia e intelligence”, per riportare Cecilia Sala a casa il prima possibile.
Intanto, il legale di Mohammad Abedini Najafabadi ha chiesto per il suo assistito gli arresti domiciliari e, contestualmente, ha indicato un’abitazione dove poter eventualmente trasferire il cittadino iraniano, bloccato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana all’aeroporto di Malpensa. Roma, attraverso la magistratura e il ministero della Giustizia, deve decidere se accogliere o meno la richiesta statunitense di estradizione, mentre Teheran vorrebbe ovviamente la sua scarcerazione. E proprio Abedini – secondo il regime degli ayatollah – sarebbe la pedina principale da mettere sul tavolo per uno scambio con Sala. Più passano le ore e più si conferma la pista dello scambio, ossia dell’arresto della reporter italiana come leva politica per la liberazione del cittadino iraniano.