Era l’11 marzo del 2011 quando avvenne l’incidente nucleare di Fukushima in Giappone: è considerato insieme a quello di Cernobyl il disastro nucleare più grave della storia, classificati entrambi come livello 7.
Il disastro avvenne a causa di un terremoto di magnitudo 9: grazie al sistema di sicurezza antisismico della centrale si spensero tutti i reattori ma dopo circa quaranta minuti, l’enorme onda di maremoto proveniente dall’Oceano Pacifico, generata dal sisma, si abbatté sulla centrale, non adeguatamente protetta: le sue barriere anti-tsunami erano infatti alte meno di dieci metri, mentre l’onda di maremoto raggiunse circa i quattordici metri. Lo tsunami distrusse i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3 e anche la linea elettrica ad alta tensione che li collegava ai reattori 5 e 6. Vi fu un blackout elettrico e il blocco dei sistemi di raffreddamento nei primi tre reattori.
Morirono quasi 16.000 persone e circa 154. 000 residenti dovettero lasciare le proprie abitazioni, di questi almeno 36.000 non sono ancora potuti tornare nelle proprie abitazioni e tuttora vivono in condizioni di disagio. 2.523 persone risultano ancora disperse mentre i decessi legati a disturbi mentali e allo stress sviluppati come conseguenza del disastro ammontano a 3.792.
Circa un anno dopo una commissione d’inchiesta concluse che l’incidente si sarebbe potuto evitare: l’azienda che operava sull’impianto, la Tokyo Electric Power Company avrebbe dovuto disporre di misure di sicurezza adeguate al rischio sismico e inoltre non si era dotata di piani di contenimento danni né di adeguati piani di evacuazione.
A differenza di quanto avvenne a Černobyl’, nell’incidente di Fukushima non vi fu un incendio con immissione di grandi quantità di radionuclidi nell’atmosfera, ma un rilascio di elementi radioattivi nell’oceano. La contaminazione da perdite d’acqua radioattiva verso il sottosuolo e l’ambiente oceanico è ancora esistente, e vi sono incertezze e preoccupazioni riguardo alla sua evoluzione. Oltre 300 chilometri quadrati di terreno attorno alla centrale nucleare sono ancora classificate dal governo come zone nelle quali sarà difficile fare ritorno.
Il Giappone oggi commemora il dodicesimo anniversario di questa catastrofe e anche quest’anno il governo centrale non organizzerà un memoriale su scala nazionale ma lascerà alle singole municipalità la pianificazione di eventi per la ricorrenza annuale.