Iran, prima esecuzione di un manifestante contro il regime. Altre dieci le condanne a morte
Mohsen Shekari, 23 anni. È il primo manifestante a essere stato ucciso da quando sono cominciate le proteste in Iran, esplose dopo la morte di Mahsa Amini, la 22 enne uccisa perché non indossava il suo hijab nel modo corretto per i dettami islamici. Il giovane è stato impiccato questa mattina, dopo essere stato giudicato da un tribunale rivoluzionario colpevole di “inimicizia contro Dio”. Si tratta della prima sentenza di morte eseguita per un manifestante. A dare l’annuncio dell’esecuzione, la magistratura della Repubblica islamica che ha ricordato i capi di accusa nei confronti del ragazzo. Shekari era accusato di essere un “rivoltoso”, autore di disordini vari. Il 25 settembre bloccò una strada principale a Teheran e ferì con un coltello un membro delle forze paramilitari Basijdi. Durante l’udienza dello scorso 10 novembre, l’imputato aveva confessato i fatti a lui imputati e confermato le accuse a suo carico.
Le manifestazioni guidate dalle donne si sono estese a 160 città in tutte le 31 province del Paese e sono viste come una delle sfide più serie per la Repubblica islamica dalla rivoluzione del lontano 1979. I leader iraniani hanno descritto le proteste come “rivolte istigate dai nemici stranieri” del Paese e hanno ordinato alle forze di sicurezza di “affrontarle con decisione”. Finora, almeno 475 manifestanti sono stati uccisi e 18.240 sono stati arrestati. Gli ultimi dati sono stati diffusi dall’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani Hrana che ha anche riportato la morte di 61 membri del personale di sicurezza.