La giornalista Cecilia Sala arrestata in Iran. Governo al lavoro per riportarla a casa

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La giornalista italiana Cecilia Sala, in Iran per svolgere servizi giornalistici, dal 19 dicembre è in stato di detenzione, dopo essere stata fermata dalle autorità di Teheran. Il Ministero degli Affari Esteri, l’Ambasciata e il Consolato d’Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione.

L’ambasciatrice d’Italia Paola Amadei ha effettuato una visita per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della Sala. A seguito dell’incontro, la famiglia è stata informata dei risultati della visita consolare. Proprio i genitori, in accordo con la Farnesina, hanno deciso di mantenere il massimo riserbo con la stampa per, “agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda”, secondo quanto si legge nel comunicato del ministero.

Cosa è successo. Qualche giorno prima dell’arresto, precisamente il 16 dicembre, la giornalista italiana aveva pubblicato un podcast dal titolo: “Una conversazione sul patriarcato a Teheran”, in cui parla con una 21enne iraniana, Diba, della nuova legge sull’hijab. “Sono tornata in Iran, il posto che più mi è mancato e dove vivono le persone che più mi sono mancate, è un posto dove l’accesso per i giornalisti può essere complicato”, esordiva Sala nel suo racconto. Il 18 dicembre un secondo podcast dal titolo: “Lei fa così ridere che le hanno tolto Instagram. Teheran comedy”, in cui raccontava dell’arresto della stand up comedian Zeinab Musavi. “Ho incontrato una persona a cui ho voluto bene per anni da lontano. Si chiama Zeinab Musavi, è la stand up comedian più famosa d’Iran. È stata arrestata per le parole pronunciate da una maschera, uno dei personaggi dei suoi sketch – da allora ha accumulato un po’ di battute divertenti sulla vita da detenuti. Ha riso dei giorni in cella di isolamento: ‘Even this is funny?’, ‘Everything is funny’. La carcerazione preventiva è finita ma il processo davanti alla magistratura islamica è ancora in corso, per questo non era scontato che accettasse di incontrarmi, le sono grata per averlo fatto”, si leggeva in un post su Instagram di Sala per presentare la puntata.

La ricostruzione dell’arresto. Secondo Chora Media, la società di produzione di podcast per cui Sala lavora, la giornalista “era in Iran con regolare visto giornalistico” e le tutele di una giornalista in trasferta, dopo essere partita da Roma il 12 dicembre. Durante la sua permanenza nella Repubblica islamica, ha realizzato una serie di interviste per tre puntate del suo podcast “Stories”. Sala, chiarisce ancora la società, “sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto”. Poche ore dopo però, “il telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro”. Il motivo dell’arresto, segnalano a Chora, “non è stato ancora formalizzato”.

Dopo che il suo arresto è stato reso noto, sono arrivate le varie reazioni. Crosetto: “il governo è al lavoro per farla liberare”. Via X il ministro della Difesa fa sapere che “fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, tutto il governo, in primis il presidente Giorgia Meloni e il ministro Tajani, si è mosso per farla liberare. Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”.

Elly Schlein: “Il governo riporti Sala in Italia”. La segretaria del Pd si è detta molto preoccupata “per il fermo in Iran della giornalista e seguiamo il caso da vicino e con grande apprensione. Chiediamo da subito al governo, con cui siamo già in contatto, di mettere in campo ogni iniziativa utile a far luce su questa vicenda, fare chiarezza sui motivi di questo trattenimento e, soprattutto, a riportare Cecilia Sala in Italia quanto prima”. Renzi: “In questo momento l’unica cosa che conta è che Cecilia Sala torni a casa subito”. Il leader di Italia Viva ha espresso “massimo sostegno agli sforzi diplomatici del governo”. “Un abbraccio grandissimo alla famiglia di Cecilia e ai suoi colleghi giornalisti”.

Preoccupato anche il deputato di Avs Angelo Bonelli, che chiede “al governo italiano di agire con urgenza per garantire la liberazione di Cecilia Sala e il suo ritorno in sicurezza in Italia. In questa fase, è cruciale che siano adottate tutte le misure diplomatiche necessarie per tutelare i suoi diritti”. Un incoraggiamento a Cecilia, è arrivato anche da Alessia Piperno, detenuta in Iran nel 2022. “Tieni duro” ha scritto la scrittrice e travel-blogger, arrestata in Iran e rilasciata dopo 45 giorni di detenzione nel carcere di Evin, lo stesso in cui si trova Sala. “A Cecilia idealmente dico di tenere duro come ho fatto io: nel carcere di Evin a noi stranieri fisicamente non torcono un capello, ma mentalmente ti provano molto. So cosa vuol dire il terrore di stare in una cella da soli. Abbraccio i suoi genitori, immagino il loro dolore che è come quello che hanno provato i miei”. L’appello di Amnesty International: “Il giornalismo non è reato”. Il portavoce Riccardo Noury auspica la scarcerazione di Sala, affinché “possa riprendere al più presto la sua attività di giornalista, come è suo diritto. Il giornalismo non è reato”.

Chi è Cecilia Sala. Autrice e voce del noto podcast “Stories” di Chora Media, che quasi quotidianamente racconta una storia dal mondo. Classe 1995, Cecilia scrive anche sul Foglio e ha pubblicato reportage dall’estero su L’Espresso e Vanity Fair. Ha lavorato nella redazione di Otto e mezzo, con la media company Vice per SkyTg24, con Rai e con Fremantle Media. L’Iran è anche al centro del suo ultimo libro “L’incendio”.