L’attentatore di Parigi: “non sopportavo le vignette su Maometto”
Il pakistano 18enne che ieri, con una mannaia, ha ferito due persone davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo a Parigi, ha confessato di averlo fatto perché non sopportava più le “caricature di Maometto”, riferendosi alle vignette pubblicate di recente dal giornale satirico.
L’attentatore ha poi dichiarato agli inquirenti che pensava di agire contro la redazione del periodico.
Tuttavia la sede di Charlie Hebdo si è trasferita in un luogo segreto e ultraprotetto da ormai quattro anni. Il pakistano avrebbe riferito anche di aver perlustrato a più riprese la zona prima di passare all’azione e la presenza di una bottiglia di alcool nella sua borsa sarebbe dovuta al suo iniziale progetto di incendiare l’edificio.
Charlie Hebdo aveva ripubblicato le vignette alla vigilia dell’avvio del processo, a inizio settembre, per l’attentato del 2015 che fece 12 morti.
Alì H., ha “riconosciuto” e “rivendicato” il suo gesto. Secondo informazioni ottenute dalla tv Bfm l’uomo, per cui è stato prolungato il fermo, ha ammesso “una dimensione politica della sua azione”.
Sono ancora tanti i misteri intorno ad Ali. Cominciando dalla sua identità: gli investigatori non sono sicuri che sia questo il suo vero nome. Arrivando in Francia nell’agosto 2018, senza documenti, come minore non accompagnato, ha detto di essere nato a Islamabad nel 2002. Se fosse vero, avrebbe avuto solo 13 anni all’epoca degli attentati del 2015.
Le autorità francesi hanno intanto rilasciato il secondo uomo, un 33enne, fermato subito dopo l’attacco. Secondo France Presse si tratta di un algerino che ha dichiarato agli inquirenti di essere “un testimone”, di aver “seguito l’aggressore ed essere poi stato minacciato”. Un racconto “confermato dalle indagini”. Finora sono sette le persone fermate dalle autorità, compreso il pakistano. Le altre sei sono state prese in custodia dopo le perquisizioni in due alloggi in cui ha vissuto il 18enne.