Mondiali 2022 in Qatar: nei guai Michel Platini, fermato a Nanterre
Una vera e propria tempesta si è abbattuta sull’ex presidente dell’Uefa Michel Platini, in stato di fermo presso la caserma della polizia giudiziaria di Nanterre, nell’ambito delle indagini sull’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar. L’accusa mossa nei confronti dell’ex asso della Juventus è quella di corruzione, legata alla scelta della sede dei prossimi mondiali di calcio.
Coinvolti anche Sophie Dion e Claude Gueant, ex consiglieri di Sarkozy quando questi era presidente di Francia. Sotto la lente d’ingrandimento c’è infatti una cena all’Eliseo organizzata da Nicolas Sarkozy nel 2010, nove giorni prima dell’assegnazione dei Mondiali di calcio al Qatar. Sia Guéant che Platini erano presenti all’ormai famosa serata del 23 novembre 2010 in cui sarebbero state negoziate con l’emiro del Qatar Tamim ben Hamad al Thani le condizioni per dare il via libera all’assegnazione del Mondiali del 2022, come effettivamente è poi accaduto qualche giorno dopo con il voto della Fifa il 2 dicembre 2010.
La cena all’Eliseo avrebbe dato luogo a un vero e proprio baratto, che comprendeva da parte dei francesi la richiesta al Qatar di acquistare la squadra capitolina Psg, di aumentare la loro partecipazione nel gruppo Lagardère e di creare un nuovo canale sportivo, BeIn Sports. Tutte richieste realizzate.
Le ipotesi di reato sono: corruzione privata, associazione a delinquere, traffico di influenze e ricettazione di traffico di influenze. E’ chiaro quindi che potenzialmente l’indagine, a cui partecipano anche magistrati svizzeri e americani, rischia di aprire altri fronti, e non è escluso che possa allargarsi ad altri responsabili politici e sportivi.
Ma i guai giudiziari di Michel Platini sono iniziati nel 2015, quando a luglio si candidò per la presidenza Fifa contro l’antico mentore Sepp Blatter. Pochi mesi dopo, ad ottobre fu accusato di avere illegalmente ricevuto proprio da Blatter due milioni di franchi svizzeri nel 2011 per consulenze svolte tra il 1999 e il 2002: a seguito dell’accusa da parte della magistratura svizzera, fu squalificato per 8 anni – ridotti in appello a 4 dal Tas di Losanna – dal comitato etico della Fifa: Platini annunciò poi le sue dimissioni dall’Uefa, di cui era presidente. Un anno fa poi proprio la magistratura elvetica aveva scagionato da ogni accusa l’ex fuoriclasse della Juventus.
Il 14 dicembre del 2016 inoltre, la polizia aveva perquisito le abitazioni a Nyon e a Saint Cloud e le cassette di sicurezza di Michel Platini, proprio nel giorno della morte del padre Aldo. Motivo della procedura, la ricerca di un Picasso. A novembre dello stesso anno, il settimanale britannico Sunday Times aveva infatti pubblicato un articolo che sospettava Platini di aver ricevuto da parte dell’ex presidente dell’Unione russa di calcio, Viacheslav Koloskov, un non meglio precisato quadro del pittore di Malaga, come incentivo a scegliere la Russia come Paese ospitante per i mondiali del 2018. Platini ha sempre smentito in modo deciso di aver ricevuto un omaggio di questo genere.
La Fifa ha definito “preoccupante” la notizia del fermo di polizia e interrogatorio al quale è stato sottoposto Michel Platini: “Siamo a conoscenza del fatto ma non conosciamo i dettagli della inchiesta” francese, precisa la Fifa, che sceglie dunque al momento la linea della cautela ma anche della collaborazione. La Fifa ha poi ribadito “il suo pieno impegno a cooperare con le autorità in ogni paese del mondo dove indagini sono in corso in relazione al calcio”.
“Platini non ha nulla di cui vergognarsi, e sostiene di essere totalmente estraneo a fatti” hanno dichiarato i consulenti dell’ex capo dell’Uefa, in merito all’inchiesta francese per corruzione per l’attribuzione dei Mondiali di calcio 2022 in Qatar. “Non è un arresto, ma un interrogatorio in qualità di testimone in una condizione voluta dagli inquirenti che permette di evitare che le persone ascoltate possano accordarsi fuori dalla procedura”, si legge nel comunicato dei suoi collaboratori.