Myanmar, la terra continua a tremare e salgono ancora le vittime


La terra continua a tremare in Myanmar dopo il violentissimo terremoto di 7.7 di venerdì che ha mietuto migliaia di vittime e il cui numero si aggrava di ora in ora. Una nuova scossa di magnitudo 5.1, riferisce la Bbc, è stata registrata questa mattina alle 9:08 (le 15:38 in Myanmar) a 28 chilometri da Mandalay, nella cittadina di Mattara secondo l’US Geological Survey, che monitora i terremoti in tutto il mondo.
Ed è allarme dell’Onu sulle forniture mediche: “I team dei soccorritori sono riusciti ad arrivare a Mandalay, la zona più colpita dal sisma del Myanmar. Le difficoltà delle prime ore sono state le comunicazioni interrotte, non solo telefono e internet, ma anche quelle fisiche, con i ponti crollati e le strade inagibili. Ora è dunque cominciata la raccolta dei bisogni, per poi lanciare operazioni di risposta di primissima emergenza. Tutto questo mentre si scava a mani nude per salvare vite umane”. A parlare della situazione in queste ore in Myanmar è Giuseppe Pedron, responsabile dei progetti in Asia per Caritas Italiana. “Presto si porrà il problema delle abitazioni perché la maggior parte, nella zona dell’epicentro, sono andate distrutte e serviranno dei rifugi semipermanenti. Non vanno bene le tendopoli – spiega Pedron all’ANSA – che in queste occasioni vengono installate per la prima emergenza perché in quella zona sono in arrivo anche i monsoni, tra giugno e luglio”. Una emergenza, dunque, nella emergenza, per un Paese da anni anche piegato dalla guerra civile. “È difficile fare previsioni puntuali ma per una ricostruzione, non solo fisica ma anche del tessuto sociale saranno necessari non meno di cinque anni”, afferma l’operatore Caritas.
Intanto il governo ombra di opposizione democratica del Paese ha annunciato una sospensione unilaterale di due settimane nei combattimenti contro la giunta militare al potere che continua a bombardare i ribelli nonostante la tragedia che sta attraversano il Paese. Le “operazioni di difesa”, avverte però l’opposizione saranno escluse da questa tregua.
La “sospensione di tutte le operazioni militari offensive” sarà applicata nelle “aree colpite dal terremoto e nei distretti correlati”, ha dichiarato il National Unity Government (Nug) su X. Secondo quanto riportato dai media, la giunta militare ha continuato i suoi attacchi contro i gruppi ribelli anche nelle ore immediatamente successive al sisma. In un’intervista alla Bbc, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, Tom Andrews, ha esortato la giunta a fermare tutte le operazioni militari.
Anche in Thailandia il numero di morti continua ad aggravarsi. Il bilancio delle vittime del terremoto a Bangkok sono salite ufficialmente a 17. L’Autorità Metropolitana della capitale thailandese ha reso noto che 32 persone sono rimaste ferite e 83 risultano ancora irreperibili, la maggior parte delle quali provenienti dal sito di un grattacielo di 30 piani in costruzione crollato a causa del sisma.