Naufragio in Siria, sale a 81 il bilancio delle vittime
Ottantuno persone sono morte in seguito a un naufragio avvenuto al largo della città di Tartus, in Siria, poco lontano dal confine libanese. Il bilancio delle vittime è stato aggiornato in queste ore e non è escluso che possa essere ritoccato. Anche perché, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, il numero dei dispersi è ancora alto. Stando a quanto raccolto finora, sull’imbarcazione naufragata c’erano almeno cento persone.
Sotto accusa, intanto, sono finite le condizioni dell’imbarcazione che trasportava i profughi. Sovraccariche, chiaro, ma soprattutto malridotte. Con la conseguenza della prevedibilità per il tragico epilogo. “Secondo alcuni sopravvissuti la barca è partita lo scorso 20 settembre dal villaggio di Minieh, trasportava tra le 120 e le 150 persone” ha spiegato il direttore generale dei porti siriani, Samer Kobrosli, interpellato dall’emittente radiofonica “Sham Fm” sul naufragio a Tartus. Numeri confermati anche dalle testimonianze dell’Osservatorio per i diritti umani in Siria.
Quello avvenuto nelle scorse ore è l’ennesimo naufragio. È del 12 settembre scorso la notizia della morte per disidratazione di una bambina siriana di quattro anni, partita con la famiglia dal Libano alla volta dell’Europa. L’imbarcazione era stata bloccata per giorni in mezzo al mare. Ma uno dei casi più eclatanti è dello scorso aprile: in quell’occasione un barcone con a bordo 84 persone naufragò a Tripoli. Tuttora 33 tra gli uomini e le donne che erano a bordo risultano dispersi. È l’ennesima tragedia in mare. L’ennesima tragedia che poteva essere evitata.