Nuovi attacchi a Gaza: l’Egitto chiede un cessate il fuoco per evacuare i feriti
Alla vigilia del 15 maggio, data della ‘Nakba’ con cui i palestinesi ricordano la nascita dello Stato di Israele (1948) e il loro esodo, la Cisgiordania è stata teatro di nuovi scontri con l’esercito israeliano. Secondo fonti di Ramallah, le vittime sono una decina. Anche in Giordania numerosi manifestanti si sono radunati al confine con i Territori, per esprimere solidarietà ai “i fratelli palestinesi”. Durante i disordini si sono levata le grida ‘Con lo spirito e il sangue, ti riscatteremo, o Aqsa’, in riferimento alla Moschea sulla Spianata a Gerusalemme.
Al quinto giorno di guerra, Israele ha puntato i suoi attacchi anche contro la rete sotterranea costruita dopo lo scontro del 2014 dai miliziani di Hamas. Contro i tunnel di Gaza è stata sguinzagliata l’aviazione, con oltre 160 caccia, mentre i tank e le forze di terra sono state schierate lungo il confine. In circa 40 minuti, sono stati colpiti oltre 150 “obiettivi sotterranei” nel nord della Striscia, in particolare a Beit Lahiya. Non si sa al momento quanti miliziani siano morti nell’attacco, che in un primo momento era stato annunciato ai media stranieri come l’ingresso delle truppe via terra a Gaza. Poco dopo il dietrofront.
La comunità internazionale sembra più disorientata che mai di fronte a questa esplosione repentina di violenza. L’Egitto chiede un cessate il fuoco anche parziale per evacuare i feriti. A Tel Aviv è arrivato Hady Amr, l’inviato del presidente americano Joe Biden, a cui Abu Mazen ha chiesto di “fermare l’aggressione israeliana”. In Europa intanto è allerta contro possibili azioni antisemite. A Parigi vietata una manifestazione filopalestinese. Un’altra, ieri sera a Copenaghen, è sfociata nella violenza.