Perù: in salvo le 4 italiane bloccate a causa delle manifestazioni dopo la cauta di Castillo
Svolta nella vicenda delle quattro turiste italiane rimaste bloccate per tre giorni in Perù, nella città di Checacupe, a causa degli scontri che si stanno registrando a seguito della destituzione e dell’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo.
Dopo essere state circa 36 ore nell’autobus rimasto bloccato da un centinaio di manifestanti, le quattro ragazze, Giulia Opizzi, Martina Meoni e le sorelle Federica e Lorenza Zani, sono state trasferite per l’intervento dell’ambasciata d’Italia a Lima, in collegamento con i responsabili della polizia locale, in un ostello: l’Hospedaje Quinta Rest, dove hanno trascorso due notti. Poi il trasferimento a Cusco per prendere un aereo verso Lima e fare quindi ritorno in Italia. A lanciare l’allarme è stata la Opizzi, l’unica che disponeva di un cellulare funzionante, sottolineando che tutte le persone bloccate vivevano in condizioni difficilissime.
Intanto in Perù è salito a 22 morti e decine di feriti il bilancio degli scontri tra manifestanti anti-governativi e forze dell’ordine in numerose città del centro-sud del Paese. Le ultime 3 vittime venerdì a Pichanaki, nel dipartimento di Junin, città sulla cordigliera centrale peruviana dove i feriti sarebbero 52.
Dalla caduta di Pedro Castillo, su tutto il territorio peruviano si registrano disordini, marce e blocchi stradali, che hanno paralizzato non solo il traffico via terra, ma anche quello in alcuni importanti aeroporti. L’ex presidente è stato condannato a 18 mesi di carcere con l’accusa di ribellione e tentato colpo di Stato. Dopo aver ascoltato gli interventi di accusa e difesa, il giudice Juan Carlos Checkley Soria ha impiegato quasi due ore per leggere gli argomenti a sostegno della sua decisione di accettare nei confronti di Castillo la richiesta della Procura. Il magistrato ha precisato che l’ex capo di Stato dovrà restare in carcere fino al 6 giugno 2024, ma contro questa decisione Castillo ha già annunciato che farà ricorso.
La rimozione di Castillo dalla presidenza ha causato malumori, non solo in patria, ma anche all’estero. Il Messico ha offerto asilo politico all’uomo, sottolineando come da tempo sia vittima di un accanimento da parte dei suoi rivali politici.