Polonia: ‘NO all’aborto’ e le donne tornano in piazza
Un altro stop ai diritti delle donne in Polonia. La sentenza della Corte Costituzionale che vieta l’aborto in caso di malformazione del feto è entrata in vigore. La misura è stata infatti pubblicata in Gazzetta ufficiale, dopo essere rimasta in stand-by a causa delle massicce proteste che avevano animato il Paese ad ottobre. Ma “i dimostranti”, scrive su Twitter Anna Blus, ricercatrice di Amnesty International, “si stanno di nuovo organizzando in tutto il Paese”.
In seguito all’approvazione, la pratica dell’aborto in Polonia è dunque quasi totalmente vietata, ad eccezione dei casi di stupro, incesto o pericolo di vita per la madre. Pubblicata nel 1993, la legge polacca sull’interruzione di gravidanza era già tra le più restrittive di tutta Europa e ora, con la messa al bando dell’aborto in caso di malformazione del feto, le possibilità di praticarlo per le donne diventano minime.
Dopo l’annuncio del governo, migliaia di persone si sono radunate a Varsavia per protestare con fumogeni, striscioni e bandiere arcobaleno al richiamo del movimento Strajk Kobiet. La manifestazione, partita dalla sede della Corte costituzionale a Varsavia si è spostata di fronte al quartier generale del partito ultra-cattolico ‘Diritto e Giustizia’ (PiS) attualmente al potere. Cortei si sono tenuti anche in altre città polacche nonostante le restrizioni legate alle misure anti-Covid.
Confermando la linea dura, Jaroslaw Kaczynski, ex premier e leader del partito conservatore ‘Diritto e Giustizia’, aveva colto pochi giorni fa, l´occasione del suo discorso alla messa in memoria della madre Jadwiga, per affermare che “la Polonia è sotto attacco del Demonio, oggi col movimento contro il diritto alla vita e gli attivisti Lgbt, come nel 1939 con i nazisti e nel dopoguerra col comunismo”.
L’ondata di protesta è stata lanciata da Strajk Kobiet con appelli su Facebook e sugli altri social media, dalle due leader del movimento: Klementyna Suchanow e Marta Lempart.
“Se queste proteste sono state finora le più grandi in Polonia, anche per una persona esperta è difficile immaginare cosa succederà ora, come le persone percepiranno che un momento così pandemico è stato scelto per queste mosse. Se il governo ha scelto l’inferno per le donne, noi prepareremo un inferno per questo governo”, ha detto Suchanow, invitando le donne a scendere nuovamente in piazza.
La Lempart garantisce protezione ai medici disobbedienti. ” Qualsiasi medico” che andrà contro le restrizioni emanate dal governo polacco, “riceverà supporto legale dal National Women’s Strike. Siamo consapevoli che un tale medico può essere perseguito dall’ufficio del procuratore Zibrowska, ma credo che se ci sarà un medico coraggioso, ci saranno anche un giudice, un procuratore e un giornalista coraggiosi, che si opporranno alla violazione dei diritti umani”.
In Polonia, prima della svolta decretata dalla Corte suprema, secondo dati ufficiali si sono avuti in media duemila aborti legali ogni anno, comprese quindi interruzioni di gravidanza decise per malformazioni letali del nascituro, ora proibite. Media indipendenti e ong calcolano d´altra parte in oltre 200mila gli aborti effettuati clandestinamente, o effettuando viaggi in uno dei Paesi vicini come Germania, o Repubblica Ceca, dove l´interruzione di gravidanza è permessa. Tuttavia negli ultimi mesi, le restrizioni ai viaggi imposte dalla pandemia rendono tali viaggi difficilissimi o impossibili.
Marta Lempart ha anche sottolineato che, paradossalmente, le proteste in corso dal 22 ottobre hanno contributo alla conoscenza di Abortion Without Borders, un’iniziativa che fornirà informazioni, supporto pratico e finanziamenti alle persone in Polonia, che hanno necessità di abortire. Il gruppo è composto da attivisti presenti in quattro Paesi. Il contatto iniziale sarà tramite Kobiety W Sieci, che ha più di 13 anni di esperienza nel fornire alle persone in Polonia consulenza sulle opzioni di gravidanza, comprese informazioni imparziali e fattuali sull’aborto.