Sudan, evacuati i 140 italiani. Oggi il rimpatrio
In Sudan, nonostante una tregua concordata tra le parti, proseguono i combattimenti fra esercito e paramilitari e si moltiplicano gli appelli ai due leader che si fronteggiano – i generali al-Burhan e Dagalo – per un cessate il fuoco.
Ha parlato con entrambi l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell: “Ho insistito sulla necessità di proteggere i civili e di garantire l’evacuazione sicura dei cittadini dell’Ue”.
E infatti, tenendo conto della pericolosità della situazione, per l’Italia e per altri Paesi occidentali è arrivato il momento di evacuare i propri cittadini. Tutti gli italiani, circa 140, sono partiti dal Sudan, l’ultimo aereo è decollato ieri sera da Khartum con l’ambasciatore e il personale militare. I C-130 arrivati a Karthoum hanno preso i nostri concittadini e riportati a Gibuti ha spiegato il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha predisposto ogni assetto utile a mettere in sicurezza, e poi portare in salvo, tutti i connazionali.
La Difesa monitora, in costante coordinamento con gli altri organi dello Stato e i partner internazionali, la preoccupante situazione in essere a Khartum che cambia in continuazione. Secondo il ministro Tajani i nostri connazionali sono al sicuro ed entro oggi, lunedì, sbarcheranno in Italia.
“L’Italia non lascia nessuno indietro”. Lo scrive la premier Giorgia Meloni in una dichiarazione. “Voglio ringraziare – aggiunge il premier Giorgia Meloni nella dichiarazione – tutti coloro che hanno partecipato a questa operazione così difficile, in piena zona di combattimento, il mio plauso va al ministro degli Esteri Antonio Tajani e all’Unità di crisi della Farnesina, al ministro della Difesa Guido Crosetto, al Sottosegretario Alfredo Mantovano, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, al comandante del Covi, il generale Francesco Paolo Figliuolo, al nostro ambasciatore in Sudan, Michele Tommasi, ai Servizi di Sicurezza. Voglio rinnovare anche in questa occasione il mio appello alla fine della guerra, all’apertura di un negoziato che conduca a un governo a trazione civile, il Sudan ha bisogno di pace”.
Intanto i combattimenti hanno provocato centinaia di morti e migliaia di feriti, mentre i sopravvissuti devono far fronte alla carenza di elettricità e cibo. Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha annunciato “l’arrivo sicuro” di 91 dei suoi cittadini insieme ad altri provenienti da Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Tunisia, Pakistan, India, Bulgaria, Bangladesh, Filippine, Canada e Burkina Faso. Mentre le forze navali del regno trasportavano i civili attraverso il Mar Rosso da Port Sudan a Jeddah, i combattimenti sono ripresi nella capitale del Sudan Khartoum dopo una tregua temporanea.