Volontaria rapita in Kenya: proseguono le ricerche di Silvia
Proseguono in Kenya le ricerche di Silvia Romano, la volontaria 23enne sequestrata a Kilifi in Kenya. Con il passare delle ore sembra prendere corpo l’ipotesi che gli autori del rapimento appartengano alla criminalità comune e non agli integralisti islamici di Al Shabaab, che seminano da anni il terrore in Somalia come in Kenya, lasciando alle loro spalle decine e decine di morti.
Quattordici persone sono state arrestate per il rapimento e sono sentiti in queste ore dalla polizia locale. Non farebbero però parte del commando di otto persone che ha prelevato la giovane dopo aver ferito a colpi di arma da fuoco diverse persone tra cui tre bambini. Ma potrebbero avere avuto contatti con il gruppo di sequestratori se non proprio esserne complici.
Secondo i media locali, i rapitori avevano affittato un locale in prossimità del luogo dove viveva la ragazza tre giorni prima. I rapitori, sempre secondo indiscrezioni, avrebbero poi attraversato con Silvia il fiume Galana. Ne sono convinti soprattutto i residenti tanto che, dopo il sanguinoso agguato, un gruppo di persone è andato a caccia dei possibili fiancheggiatori. Alcuni sono stati prelevati e linciati dalla folla.
Dunque sebbene l’ipotesi è quella della criminalità comune, in una regione così povera e tormentata non è raro che gli ostaggi passino di mano in mano, al miglior offerente, e non è quindi escluso che Silvia possa essere venduta dal gruppo e finire prigioniera degli islamisti. Al momento quindi gli investigatori non si sbilanciano, tutte le piste sono battute ma la convinzione è che i responsabili del blitz siano “banditi”, come li ha definiti il capo della polizia.
Silvia Romano, milanese, lavora come volontaria per l’organizzazione Africa Milele Onlus, con sede a Fano, nelle Marche, che si occupa di progetti di sostegno all’infanzia. Era tornata in Kenya agli inizi di novembre, dopo averci già lavorato per alcuni mesi, per partecipare a un progetto di cooperazione internazionale.