Washington, fan di Trump assaltano Capitol Hill: 4 morti, 52 arresti
Quattro morti, 13 feriti e almeno 52 arresti. E’ questo il bilancio provvisorio dell’assalto di fanatici di Donald Trump a Capitol Hill, a Washington, nel giorno della certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Un bilancio destinato ad aggravarsi.
Aizzati dal loro leader i facinorosi, radunatisi dopo un comizio estemporaneo del tycoon, hanno sfondato i cordoni della polizia e sono riusciti a irrompere dentro Capitol Hill proprio mentre era in corso la seduta. Le immagini arrivate dalle stanze delle democrazia Usa raccontano di spari, scontri con la polizia, gas lacrimogeni. Gli agenti all’interno dell’edificio hanno dovuto estrarre le armi per proteggere i parlamentari che hanno dovuto indossare la maschera anti gas e restare distesi a terra, prima che il Campidoglio entrasse in lockdown e fosse evacuato.
Il capo della polizia di Washington Robert Contee, ha fatto sapere che tra le vittime c’è una donna, una veterana dell’Aeronautica che manifestava a favore di Trump, centrata al petto da un agente di polizia durante una sparatoria all’interno dell’edificio. Altre tre persone sono morte per emergenze e complicazioni mediche. La polizia ha anche confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi davanti al quartier generale sia del Dnc (Democratic National Convention) e sia dell’Rnc (Republican National Convention).È stato inoltre individuato un veicolo vicino al Congresso con un fucile e molotov.
Dopo una sospensione durata alcune ore, è poi ripresa la sessione congiunta per la certificazione dei voti di Joe Biden: aprendo la nuova seduta, il presidente del Congresso Mike Pence ha condannato duramente l’assalto dei sostenitori di Trump: “Non avete vinto, la violenza non vince mai”, ha detto.
Intanto, il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Matt Pottinger, si è dimesso e il sindaco di Washington Muriel Bowser ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale americana per 15 giorni, ovvero fino al 21 gennaio, il giorno successivo al giuramento di Joe Biden, appuntamento per il quale si temono nuovi forti tensioni. Resta in vigore anche il coprifuoco.
E alla Casa Bianca circola sempre più insistente la voce di un’ipotesi di rimozione immediata di Donald Trump. I funzionari dell’amministrazione Usa hanno iniziato a discutere la possibilità di invocare il 25esimo emendamento. La misura straordinaria richiederebbe alla maggioranza del gabinetto e al vicepresidente Mike Pence di dichiarare al Congresso che Trump non è in grado di adempiere ai suoi doveri di presidente.
Ed è battaglia anche sul fronte dei social. I principali social-network hanno deciso di sospendere i profili di Trump, che nei suoi recenti post e tweet aveva continuato a parlare di elezioni truccate. Il primo blocco è arrivato da Twitter, che prima ha eliminato la possibilità di commentare e rilanciare l’ultimo video del presidente uscente, per poi sospendere i suoi aggiornamenti per almeno 12 ore. Secondo i media americani, i vertici di Twitter stanno valutando la sospensione a tempo indeterminato. Stessa decisione da parte dei social di Mark Zuckerberg, che ha deciso di fermare i profili di Trump su Facebook e Instagram per un giorno.
La condanna per l’assalto al Congresso statunitense è arrivata unanime da tutto il mondo. L’ex presidente Obama ha parlato di “grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti ma non “una completa sorpresa”. La violenza, ha detto, è stata “incitata da un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni”. “La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”, le parole del premier italiano, Giuseppe Conte. Parole di condanna sono arrivate anche da tutti i leader europei, da Macron a von der Leyen e Johnson.