WikiLeaks: Julian Assange patteggia con gli Usa ed è libero. Tornerà in Australia
Julian Assange è libero, o quasi. Il fondatore di WikiLeaks ha lasciato ieri il Regno Unito e il carcere di massima sicurezza vicino Londra dove era stato incarcerato per cinque anni, per recarsi negli Usa, a seguito dell’accordo di dichiarazione di colpevolezza raggiunto con la giustizia americana.
Il patteggiamento. Assange ha infatti accettato di dichiararsi colpevole di una unica accusa per la quale dovrebbe scontare 64 mesi di carcere che saranno però compensati con quelli già trascorsi in prigione, diventando di fatto un uomo libero non appena l’accordo raggiunto con il Dipartimento di giustizia Usa sarà ratificato da un giudice federale.
Il processo per l’estradizione iniziato nel febbraio 2020. Una lunga controversia legale dagli esiti alterni. A gennaio 2021, la giudice distrettuale di Londra Vanessa Baraitser ha respinto l’istanza americana di estradizione con un verdetto di primo grado. Undici mesi dopo, l’Alta Corte britannica ribalta però la sentenza di primo grado e dà l’ok al trasferimento di Assange negli Stati Uniti. Ad aprile 2022 il tribunale dei magistrati di Londra, la Westminster Magistrates’ Court, ha emesso l’ordine formale di estradizione. Se attuato, Assange avrebbe rischiato 175 anni di prigione negli Stati Uniti per 18 capi d’imputazione.
Stella Assange: “Julian è libero!!!!”. La moglie dopo la notizia ha ringraziato tutti coloro che si sono mobilitati per Julia: “Le parole non possono esprimere la nostra immensa gratitudine a te, si proprio a te che ti sei mobilitato per anni e anni per rendere questo vero. Grazie, grazie, grazie”, aggiunge.
La madre di Assange: “Il suo calvario sta volgendo al termine”. La madre del fondatore di WikiLeaks dice di essere grata che “il calvario di suo figlio sia finalmente giunto al termine. Ciò dimostra l’importanza e il potere della diplomazia silenziosa”.
Il caso WikiLeaks. Nel 2010 l’organizzazione internazionale rese pubblici centinaia di migliaia di file contenenti documenti militari statunitensi classificati, sulle guerre di Washington in Afghanistan e in Iraq. Un vero e proprio scandalo perché si trattò della più grande violazione della sicurezza di questo tipo nella storia militare degli Stati Uniti. Assange fu incriminato sotto l’amministrazione Trump per la pubblicazione dei documenti trafugati da Chelsea Manning, un’ex analista dell’intelligence militare statunitense, anch’essa perseguita ai sensi della legge sullo spionaggio. Nel 2010 Assange fu arrestato per la prima volta in Gran Bretagna a seguito di un mandato d’arresto europeo, partito dalle autorità svedesi che avevano dichiarato di volerlo interrogare per delle accuse a sfondo sessuale, poi cadute. Assange si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador, dove è rimasto per sette anni, per evitare l’estradizione in Svezia. Nel 2019 lasciò però l’ambasciata e fu recluso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, per aver saltato la cauzione.