20 milioni gli italiani hanno fatto la terza dose. Pillola anti-Covid Merck da oggi in distribuzione
Distribuita da oggi in Italia la terapia orale contro il Covid a base di monulpiravil. L’antivirale è stato autorizzato in via emergenziale e l’assunzione è indicata entro 5 giorni dai primi sintomi del Covid. La struttura commissariale lo distribuisce alle regioni e la prescrizione passa per un apposito registro. I destinatari sono: pazienti non ospedalizzati con malattia lieve-moderata e condizioni concomitanti con specifici fattori di rischio di sviluppare Covid grave.
A livello nazionale i posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid salgono al 15% e, nelle ultime 24 ore, sono cresciuti in nove Regioni. Il tasso di occupazione dei ricoveri nei reparti ordinari è, invece, salito al 19%. Intanto secondo Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive S. Matteo di Genova, “Gli hub vaccinali devono rimanere aperti almeno per i prossimi 2 anni, perché qui è evidente che potrà succedere che dovremo vaccinarci una volta ogni sei mesi”.
Sono più di 20 milioni gli italiani che hanno fatto la terza dose, pari al 65,84% della popolazione oggetto di dose addizionale o booster che hanno ultimato il ciclo vaccinale da almeno cinque mesi. Lo rileva dal sito del governo sottolineando intanto che in Italia il 10% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid. Resta comunque lo scontro sul rientro in classe: l’esecutivo non vuole cedere a possibili slittamenti, si torna dunque a scuola il 10 gennaio ma le regole per la didattica a distanza potrebbero cambiare. Ci saranno infatti molto probabilmente alcune modifiche per quanto riguarda la quarantena e le distinzioni tra vaccinati e quelli non. Le Regioni spingono per eliminare il distinguo e aumentare, contemporaneamente, la soglia di positivi superata la quale le classi finiscono in Dad.
Tra i governatori c’è chi, come Vincenzo De Luca in Campania, chiede di rinviare il rientro tra i banchi. Così come anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, che auspicando per una simile decisione afferma: “Se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio”.