Al via il processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Turetta non era in aula
L’11 novembre prossimo ricorrerà un anno dall’omicidio di Giulia Cecchettin, 22 anni, uccisa con 75 coltellate dall’ex fidanzato in un parcheggio di Fossò nel veneziano. Nella giornata di lunedi 23 settembre, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, è cominciato il processo al responsabile di quel femminicidio: Filippo Turetta, reo confesso. Il 22enne di Torreglia (Padova) è accusato di: omicidio volontario, aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e occultamento di cadavere. Reati per cui rischia una condanna all’ergastolo.
Turetta non era in aula. La sua assenza era stata comunicata alcuni giorni fa dal suo legale, l’avvocato Giovanni Caruso. Quest’ultimo in occasione della prima udienza ha precisato: “Mi attiverò affinché venga per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento”. Il pool difensivo, completato dall’avvocato Monica Cornaviera, ha poi ribadito l’intenzione di non chiedere la perizia psichiatrica per l’imputato.
Presente invece Gino Cecchettin. Il padre di Giulia però ha precisato: “Non so se ci sarò alle prossime udienze. Oggi è un giorno di grande dolore come tutti gli altri del resto. Stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui dove sono sicuro che il collegio saprà ben giudicare quanto è successo con la pena giusta. Non mi interessa se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia”.
La posizione della sorella di Giulia. Il legale di parte civile di Elena Cecchettin, avvocato Nicodemo Gentile, invece, ha spiegato: “Un milione di euro è quanto abbiamo stimato possa essere un rimborso che Filippo Turetta dovrà alla famiglia di Giulia. La stima si basa sulle tabelle della Giustizia”.
Un solo teste sarà chiamato a deporre per Turetta. Si tratta del medico legale Monica Cucci. Mentre il pm Andrea Petroni ha convocato una trentina di persone, ovvero: la metà dei carabinieri che hanno condotto le indagini, il padre di Giulia, la sorella Elena e le amiche, poi i consulenti medico legali e l’uomo che aveva chiamato il 112 segnalando la lite e la prima aggressione di Turetta a Giulia nel parcheggio vicino alla casa dei Cecchettin a Vigonovo (Venezia). La parte civile per la famiglia Cecchettin non ha depositato liste di testimoni.