Alessia Pifferi resta in carcere. E’ accusata dell’omicidio della figlia di 18 mesi
Alessia Pifferi resta in carcere. Lo ha deciso il Giudice per le Indagini Preliminari di Milano, che ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per la donna accusata di omicidio volontario, nella forma omissiva aggravato dai futili, per la morte della figlia Diana di 18 mesi, lasciata per 6 giorni da sola in casa.
Secondo il Gip la donna “non si è limitata a prevedere e accettare il rischio che la piccola morisse ma, pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente lo ha voluto, come è risultato anche da varie dichiarazioni del suo interrogatorio, tra cui i riferimenti alla paura e all’orgoglio di non chiedere aiuto alla sorella che avrebbe potuto in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia”.
Durante l’interrogatorio, la Pifferi ha dichiarato di volere un futuro con il suo compagno, che non è il padre di Diana, a “qualsiasi costo”. La donna ha dichiarato: “Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.
Relazione di dipendenza con l’uomo. Secondo il Gip la 37enne aveva una “forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze alla bimba”. Per il magistrato “la donna è incline alla mistificazione e alla strumentalizzazione degli affetti e non ha rispetto per la vita umana”.