Allarme varianti Covid-19: da Inail, Iss ed Aifa le nuove raccomandazioni
Dopo la sospensione temporanea delle somministrazioni, il ministro delle Salute Roberto Speranza assicura: “I vaccini restano l’arma fondamentale per uscire da questi mesi difficili. Crediamo fortemente nella nostra campagna di vaccinazione e continueremo, con tutte le energie. La decisione dei principali Paesi europei è esclusivamente precauzionale e riguarda solo AstraZeneca. Il governo ha preso l’iniziativa a seguito della valutazione dell’agenzia tedesca di sorveglianza del farmaco”.
Intanto con il dilagare delle varianti del coronavirus, a partire da quella inglese, arrivano nuove indicazioni per la prevenzione ed il contenimento del contagio da Sars-CoV-2, a partire dall’aumento del distanziamento fisico. La distanza standard resta 1 metro, ma 2 metri, secondo un documento congiunto di Inail -Iss – Aifa, sarebbe preferibile (soprattutto in occasione del consumo di bevande e cibo). Inoltre anche chi è vaccinato deve continua ad adottare tutte le misure precauzionali dal lavaggio delle mani all’utilizzo della mascherina in luoghi pubblici o affollati.
Inoltre anche se al momento non emergono evidenze scientifiche circa la necessità di un isolamento in una stanza singola di pazienti con infezioni da varianti virali, di fronte ad una diagnosi sospetta o certa di infezione da varianti 501Y.V2 o P1 di SARS-CoV-2, o di nuove VOC è consigliabile, ove possibile, di adottare l’isolamento in una stanza isolata o strategie di cohorting di pazienti infetti da una stessa variante, per cercare di ridurre al minimo ogni potenziale rischio di infezione incrociata.
Lo stesso documento, sostiene che secondo i primi riscontri, le nuove varianti comporterebbero una maggiore carica virale nelle vie aeree superiori delle persone contagiate, ma non è ancora chiaro per quanto tempo il virus possa rimanere attivo in tali soggetti. Per questo si ritiene indispensabile rafforzare il rispetto di tutte le misure di controllo non farmacologiche, oltre a evitare gli spazi chiusi. Laddove impossibilitati per motivi strutturali, i lavoratori dovranno invece rispettare tutte le ulteriori misure di prevenzione eventualmente prescritte.
Per quanto riguarda i test molecolari, si raccomanda di utilizzare come sistema di diagnosi dei test multi-target, in grado di ‘scovare’ più geni del virus e non solo il gene Spike (S) che, si legge nel documento “potrebbe dare risultati negativi in caso di variante con delezione all’interno del gene S, 11,12 quale la variante VOC 202012/01 (denominata anche B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito”.
Infine, non essendo ancora certe le reazioni immunizzanti dei vaccini anti COVID-19 e visto che comunque nessun vaccino garantisce l’immunità al 100%, non è possibile al momento escludere un rischio di contagio anche in coloro che sono stati vaccinati.
Per questo l’Oms, ribadisce l’importanza per tutti, anche per chi ha già contratto l’infezione o per chi è stato vaccinato, di rispettare in maniera rigorosa le misure di prevenzione e controllo sanitarie e socio-comportamentali.
Inoltre sempre nel documento consultabile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, si precisa che “se una persona viene in contatto stretto con un caso positivo per SARS-CoV-2, secondo le definizioni previste dalle Circolari del Ministero della Salute, questa deve essere considerata un contatto stretto anche se vaccinata, e devono, pertanto, essere adottate tutte le disposizioni prescritte dalle Autorità sanitarie. Si mantiene la deroga alla quarantena per il personale sanitario, con il rispetto delle misure di prevenzione e protezione dell’infezione, fino a un’eventuale positività ai test di monitoraggio per SARS-CoV-2 o alla comparsa di sintomatologia compatibile con COVID-19”.