Andrea Purgatori, la perizia: “Una catena di errori. Fatale un’endocardite infettiva mai diagnosticata”
Un’efficace cura antibiotica avrebbe potuto salvare la vita ad Andrea Purgatori. E’ quanto emerge dalla relazione finale dei medici legali incaricati dalla procura di Roma (l’aggiunto Sergio Colaiocco e il pm Giorgio Orano) per comprendere le cause del decesso del giornalista e conduttore televisivo morto a Roma lo scorso 19 luglio. A uccidere Purgatori, paziente oncologico, sarebbe stata una fatale endocardite infettiva mai diagnosticata. “Una catena di errori medici”, spiega Repubblica Roma, che ha ridotto la sua aspettativa di vita.
Come riporta il Corriere della Sera, nella consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano – che in seguito all’esposto della famiglia Purgatori ha indagato per omicidio colposo quattro medici curanti – si legge che è stata omessa “la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.
La nuova perizia inguaia il cardiologo Guido Laudani che avrebbe sottovalutato alcuni campanelli d’allarme collegandoli al tumore al cervello, senza valutare altre eventuali patologie cardiache. Perché se ci fosse stata la cura antibiotica le condizioni del giornalista con molta probabilità non sarebbero precipitate in modo così repentino. “Ringraziamo la procura perché è stato fatto un accertamento molto approfondito in poco tempo – ha dichiarato il legale Alessandro Gentiloni, penalista che assiste la famiglia del giornalista – Per adesso è stata confermata l’ipotesi contenuta nella querela, ovvero che la diagnosi di estese metastasi cerebrali fosse errata e a causa di questa inesatta valutazione non è stato curato per la vera patologia che l’aveva colpito”. Atteso adesso l’esito dell’incidente probatorio.