Le carceri esplodono: rivolte, suicidi e tentativi di evasione da nord a sud

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Gli interni del carcere di Vicenza

Al di là dei recenti provvedimenti del governo di Giorgia Meloni con l’apposito “decreto-Nordio”, in Italia è sempre più emergenza carceri, sotto tutti i punti di vista: suicidi, rivolte, sovraffollamento. E la situazione diventa sempre più tesa, giorno dopo giorno. Ad esempio, 6 agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Torino sono rimasti feriti, fortunatamente in modo non grave, mentre tentavano di sedare i disordini esplosi in diversi reparti dell’istituto e durati per molte ore. Rivolte sono scoppiate anche nei penitenziari di Biella, Pescara e Taranto. Mentre, a Parma, un detenuto si è suicidato nella giornata di Ferragosto.

La rivolta nel carcere di Torino. Oltre ai 6 agenti feriti di cui abbiamo scritto, altri due sono rimasti intossicati dal fumo di un incendio. Tutti i feriti sono stati portati all’ospedale CTO e dimessi con prognosi che vanno dai 7 ai 15 giorni. C’è stato anche un tentativo di evasione. Secondo quanto ricostruito, i disordini sono cominciati in seguito a una zuffa tra una decina di reclusi nel terzo piano del padiglione B. Una zuffa evidentemente creata apposta per scatenare la rivolta. Gli stessi detenuti si sono rifiutati di tornare nelle loro celle; uno di loro ha anche incendiato un materasso. Contemporaneamente è scoppiata una rivolta nel padiglione C.

Il resto della protesta. Al terzo piano, oltre a rifiutarsi di entrare nelle celle, i detenuti hanno danneggiato suppellettili, sistema di videosorveglianza e neon dell’illuminazione, in particolare quelli della 12° sezione. Al secondo piano, invece, sono stati dati alle fiamme materassi e altri oggetti. Mentre, al primo piano il pavimento è stato cosparso di olio da cucina per ostacolare l’intervento degli agenti. Ecco perchè per fronteggiare la situazione è stato necessario richiamare il personale libero dal servizio; sono arrivati molti agenti anche da altri istituti penitenziari del Piemonte.

Il tentativo di evasione.
Un 25enne di origini marocchine, approfittando della confusione, si è arrampicato sul muro che delimita il cortile tentando di darsi alla fuga. Immediatamente è scattato l’allarme e il detenuto è stato rintracciato mentre cercava un varco o un modo per superare il muro di cinta.

La reazione del sindacato di Polizia. Vicente Santilli, segretario regionale del Sappe ha commentato il tutto dicendo: “Anche in questa circostanza il nostro plauso va al personale di polizia penitenziaria che ha dimostrato, se ancora fosse necessario, la grandissima capacità che lo contraddistingue e consente allo Stato di gestire con professionalità e capacità situazioni operative estremamente complesse e pericolose”. La situazione rimane comunque critica.