Caso Riace, la Cassazione conferma la condanna a Mimmo Lucano per falso: 18 mesi con pena sospesa
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La Suprema Corte ha messo la parola fine al processo “Xenia” rigettando il ricorso presentato dai legali di Lucano, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, in merito alla condanna per l’unico falso. Per quanto riguarda il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria, invece, la Cassazione lo ha dichiarato in parte inammissibile, in relazione ad alcuni reati di truffa in danno dello Stato, e lo ha rigettato nei passaggi in cui contestava l’assoluzione in appello per tutte le altre truffe e i falsi.
“Io non avevo fatto nulla dei reati che mi contestavano” è il commento a caldo di Mimmo Lucano che parla di “un teorema studiato ed elaborato proprio per ostacolare una storia di accoglienza che è stata unica nel mondo”. “Oggi – aggiunge il sindaco di Riace – sono felice per questa sentenza. Lo sono per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state vicine in Italia e in Europa. Sono abituato a non avere rancori. Ma era evidente che era una macchinazione, perché avevamo fatto delle cose che interferivano con questioni che erano al di là di Riace. Penso alla coincidenza temporale degli accordi tra l’Italia e la Libia che ritengo siano strettamente collegati con quello che ha subito Riace”.