Da Bergamo l’appello di 243 sindaci: fermate tutto. Ennesimo corteo militare con i feretri
Non si arresta la pandemia Covid-19 in particolare in Lombardia. “E’ arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi”. E’ l’appello firmato dai 243 sindaci dei comuni bergamaschi, a partire dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori, inviato al premier Giuseppe Conte e al governatore lombardo Attilio Fontana. “Al momento riteniamo che l’adozione di nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica soluzione per una tragedia che sembra non avere fine”, aggiungono i primi cittadini.
Anche negli ospedali la situazione è drammatica: “le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni è: chiudere tutto. Non si può continuare a far circolare le persone”. Lo ha detto Sergio Cattaneo, primario di Cardiorianimazione degli Spedali Civili. Pensiero condiviso anche da Paolo Terragnoli, primario del Pronto soccorso della Clinica Poliambulanza: “Aumentano sempre di più i giovani contagiati. È finito il momento di uscire, bisogna stare a casa e va chiuso tutto”.
Su provvedimenti più stringenti è tornato anche il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala: “ci aspettiamo entro il weekend un provvedimento più restrittivo da parte del governo, altrimenti faremo da soli”. La Regione sta “facendo analisi di quali restrizioni e misure ancora in più si possono fare, abbiamo mandato i dati al governo e con loro vogliamo ragionare”.
Poi Sala sulle attività economiche ha aggiunto: “abbiamo chiesto a Confindustria lo stato delle attività economiche: il 25-30% delle industrie lombarde sono chiuse, punte su Bergamo e Brescia di chiusure al 40% in altre province 10%, circa uno su tre sono chiuse e molti sono in smartworking”. Infine, “è chiaro che la maggiore movimentazione” della popolazione in Lombardia “è generata da chi va a lavorare. Bene il provvedimento che dice di non uscire a fare la corsetta, ora analizziamo la parte economica facendo attenzione a emergenza sanitaria ed equilibrio economico perché abbiamo un tessuto di piccole medie imprese che lavorano anche per servizi essenziali e sanitari”.
Al vicepresidente di Regione Lombardia, ha fatto eco Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano: “Le misure sono importanti e perché funzionino devono essere radicali perché altrimenti, ce lo dimostra Wuhan che è riuscita ad uscire da questo disastro in un tempo ragionevole anche se lungo, rischiamo che il nostro tempo diventi lunghissimo”. Poi l’infettivologo, in collegamento con Sky Tg24 ha ammonito: “Stare a casa è fondamentale, ma se si sta a casa in una situazione in cui le licenze di uscita in cui si possono raggiungere situazioni in cui c’è parecchia gente sono molto numerose e non giustificate, andremo avanti a cerchi concentrici a continuare ad avere più infezioni”.
Intanto altri mezzi si sono recati al cimitero monumentale di Bergamo: per portare verso altre regioni, 70 feretri che giacevano nella camera mortuaria e nella chiesa. Il forno crematorio, infatti, non riesce più a far fronte a questo periodo di emergenza da coronavirus. Venerdì si sono registrati 88 morti nella Bergamasca.
E’ la seconda volta in pochi giorni. Il 18 marzo scorso il primo, drammatico esodo di defunti bergamaschi verso altre città e altre regioni.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: “Oggi noi siamo chiamati a fare questo, a resistere. Resistere perché Milano ancora non è stata toccata dalla diffusione del virus come altre città lombarde e non lo può essere, per la nostra salute, per i nostri cari, ma anche perché immaginate il crollo di una città da 1,4 milioni di abitanti cosa produrrebbe sul sistema sanitario, sarebbe un disastro”.
Nel frattempo, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Milano hanno proclamato lo stato di agitazione nei supermercati della Iper in relazione ai problemi di sicurezza collegati all’emergenza coronavirus e chiedono la chiusura domenicale e una calibrazione oraria delle aperture.