Delitto Serena Mollicone, per il medico legale “poteva essere salvata”
Serena Mollicone poteva essere salvata. A spiegarlo in aula, davanti ai giudici della Corte d’Assise, sono state il medico legale Luisa Regimenti e la criminologa Roberta Bruzzone, periti della parte civile, nelle nuova udienza del processo per il delitto della giovane scomparsa da Arce il 1 giugno del 2001 e trovata senza vita due giorni dopo nel bosco dell’Anitrella, in provincia di Frosinone.
Illustrando ai giudici la consulenza disposta dalla famiglia della giovane, Regimenti ha spiegato che “Serena sarebbe stata spinta contro una porta all’interno della caserma dei carabinieri di Arce, cadendo priva di sensi a causa di alcune fratture craniche ma poteva essere soccorsa. Fu lasciata, invece, in queste condizioni per 4-6 ore – ha aggiunto il medico legale – prima di essere uccisa dal nastro adesivo applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento“.
La procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, sua moglie Anna Maria e il figlio della coppia Marco Mottola, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. I Mottola e Quatrale sono accusati di concorso in omicidio, mentre Suprano è accusato di favoreggiamento.
Nel corso del suo intervento in aula la consulente di parte civile Regimenti, a chi dalla difesa le faceva notare che i segni trovati sullo stipite della porta si trovavano a 150 cm da terra e quindi ad una altezza superiore a quella della vittima, ha risposto che quel giorno Serena indossava delle scarpe con un tacco di 3 centimetri e una soletta interna. Complessivamente cinque centimetri in più rispetto alla sua statura. Ciò starebbe dunque a giustificare i segni più alti di lei trovati sullo stipite della porta contro la quale avrebbe battuto la testa.