Dramma nel veronese: madre spara al figlio e si suicida

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E’ ancora un fatto dai contorni poco chiari quanto avvenuto venerdi 20 settembre in una villetta di Vago di Lavagno nel veronese. Le ultime notizie sono queste: avrebbe sparato al figlio un colpo in testa e poi si sarebbe suicidata. Questa dunque la nuova ipotesi fatta dalla procura di Verona che sta indagando sulla morte della donna di 58 anni e del ferimento in modo grave di suo figlio di 15 anni. L’intera vicenda però continua a presentare i risvolti del giallo.
Il ragazzo rimane in condizioni gravissime. In un primo momento si pensava a un omicidio e un tentato omicidio da parte di una terza persona. Al momento comunque non ci sono indagati. Il marito della vittima, padre del 15enne, viene sentito dagli uomini dell’Arma come testimone; come persona informata sui fatti.
I fatti. I carabinieri venerdi scorso appena giunti nell’abitazione, hanno trovato la donna distesa a terra in cucina uccisa da un colpo d’arma da fuoco alla testa e accanto a lei il figlio gravemente ferito da un proiettile al capo. Sul posto è stata ritrovata e sequestrata una pistola appartenuta al padre della donna morto un po’ di tempo fa.
Adesso sono in corso gli accertamenti sull’arma rinvenuta sulla scena del crimine. Gli investigatori hanno ascoltato alcuni testimoni, tra cui il marito della vittima, e acquisito le immagini delle videocamere di sorveglianza. Il procuratore Raffaele Tito ha spiegato: “Al momento l’ipotesi indiziaria più accreditata è quella del tentato omicidio del ragazzo compiuto dalla madre che poi si è suicidata, la donna da tempo aveva problemi sanitari”.
Le condizioni del ragazzo rimasto ferito. Il 15enne lotta tra la vita e la morte. Il giovane è ricoverato nel reparto di neurorianimazione dell’ospedale veronese di Borgo Trento. La nota del nosocomio: “Dopo la prima notte le condizioni del paziente permangono gravissime ed è sostenuto farmacologicamente e meccanicamente in tutte le funzioni vitali”. Il ragazzo, appena giunto in ospedale, è stato immediatamente sottoposto a una terapia di supporto massimale, ma, la prognosi resta riservata.