Gaia e Camilla travolte e uccise a Roma nel 2019: Pietro Genovese è libero
Era il 22 dicembre 2019, pochi giorni a Natale. Pochi minuti dopo la mezzanotte le vite di Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann vengono portate via da un suv. I loro corpi restano lì sull’asfalto di Corso Francia a Roma, lungo una strada troppo spesso percorsa dalle auto a forte velocità. Per loro non c’è più speranza. Alla guida dell’auto che le ha travolte c’è Pietro Genovese, figlio del regista Paolo. In un attimo le due 16enni passano dalla spensieratezza della loro età, al buio.
Ora Pietro Genovese è libero. Lo hanno disposto i giudici della Corte d’appello della Capitale secondo quanto prevede la legge per le sentenze passate in giudicato. Genovese, che aveva l’obbligo di dimora, deve ora attendere la decisione del Tribunale di Sorveglianza sul residuo di pena, circa 3 anni e 7 mesi per l’accusa di omicidio stradale plurimo. Il giovane l’8 luglio scorso, ha concordato in appello una condanna definitiva a 5 anni e quattro mesi.
La replica della famiglia Romagnoli arriva tramite il legale Cesare Piraino: “La famiglia Romagnoli, ancora affranta dal dolore, preso atto con doveroso rispetto della decisione della Corte d’Appello, si augura soltanto che il Tribunale di Sorveglianza valuti con serenità, serietà e rigore l’istanza di affidamento al servizio sociale allargato che proporrà il condannato”. Il tribunale di Sorveglianza è chiamato a valutare “il gravoso problema se il condannato, che dovrebbe espiare ancora poco meno di quattro anni di reclusione, abbia serbato un comportamento tale da consentire il giudizio che l’affidamento in prova , eventualmente da concedere, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati”, concludono i familiari.
La dinamica dell’incidente. Le due 16enni si trovavano in corso Francia, nella zona di Ponte Milvio, quando, dopo la mezzanotte, sono state investite dal suv, mentre attraversavano la strada. Il 21enne si è fermato subito dopo lo schianto e ha atteso l’arrivo dei soccorsi. Il giovane era stato a una cena e poi si era messo alla guida, per recarsi ad una festa. Il suo tasso alcolemico era di 1.4, tre volte superiore al limite consentito. Ad aggravare la posizione del giovane anche una relazione tecnica della polizia postale, secondo la quale Genovese era al telefono quando investì le due sedicenni.