Il Papa ha aperto la porta santa a Rebibbia. Ai detenuti: “Non perdete mai la speranza”

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Papa Francesco apre la porta nel carcere di Rebibbia (foto Polizia Penitenziaria)

Papa Francesco ha aperto la Porta Santa al carcere di Rebibbia, un gesto simbolico voluto fortemente del Pontefice per coinvolgere tutta la popolazione carceraria del mondo nel Giubileo della speranza. Bergoglio ha varcato la Porta Santa a piedi e non sulla sedia a rotelle come era invece accaduto martedì nella basilica di San Pietro. E’ la prima volta nella storia del Giubileo che una Porta Santa viene aperta in un penitenziario.

All’interno della chiesa del Padre Nostro è stato accolto da una persona detenuta e da un agente della Polizia penitenziaria che lo hanno accompagnato fino all’altare. Circa 300 le persone presenti nella chiesa. Molte le presenze istituzionali nelle file laterali: fra queste, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Presente anche il Capo del Dap Giovanni Russo che nei giorni scorsi ha presentato le dimissioni. Ci sono anche Alessandro Diddi, pg del tribunale vaticano, e il cardinale José Tolentino de Mendonca, Prefetto del Dicastero della Cultura.

Il pontefice nell’omelia della messa ha detto: “Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude. La speranza non delude mai, pensate bene a questo, anche io devo pensarlo perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente ma la speranza non delude mai”.

Alla fine della messa Papa Francesco ha augurato a tutti anche un buon anno: “Che sia migliore di questo. Da qui voglio salutare i detenuti che sono rimasti in cella, che non sono potuti venire. Un saluto a tutti voi e ad ognuno di voi” ha detto Francesco e i detenuti hanno risposto con un grande applauso. Poi ha concluso: “E non dimenticate: aggrapparsi all’àncora, simbolo della speranza”.